mercoledì 26 gennaio 2011

Due o tre verità?

Hanno osservato che i miei ultimi scritti elogiano, o perlomeno giustificano, Silvio Berlusconi: forse sto invecchiando e non riesco a farmi capire. Nei limiti delle mie facoltà mentali, specie quando lascio qualcosa di scritto o nel corso delle lezioni, non prendo le parti di alcuno: mi limito ai fatti come si presentano o sono raccontati. E' una regola aurea per la demodoxalogia: osservare e riferire sulle due o più versioni dell'evento.
Quando ero fanciullo, ogni tanto si faceva vivo nel parentato un certo Renato, parente acquisito con il matrimonio di uno zio;  era un soggetto mormorato e da tenere alla larga (almeno così capivo) perchè nei momenti di sparizione era ospite di Regina Coeli (il carcere romano). Orbene costui si lamentava per le sue obbligatorie ospitalità a spese dello stato in quanto sosteneva che "faceva onestamente il suo mestiere di ladro". Una frase che ho poi risentito negli anni anche in un film, segno che era una giustificazione di uso comune tra certi soggetti o mestieri. Da adulto mi onoro di essere stato amico di uno sfegatato "delinquente" fascista (ora deceduto) che, per le sue idee e la partecipazione alla repubblica di Salò, fu imprigionato a Padula e altri carceri: in venti anni di amicizia posso dire che non ho conosciuto una persona migliore per onestà e generosità.
La ragione o la verità non sono mai dall'una o dall'altra parte ma vanno contestualizzate nell'ambiente storico, geografico, sociale. E' questo il motivo per cui, nelle mie lezioni, suggerivo di accettare senza riserva e per buone le giustificazioni degli altri, e da lì partire alla ricerca di incongruenze, esagerazioni o reticenze. Per esempio in caso di un omicidio considerare il presunto assassino come la vera vittima e questa il provocatore. Altro esercizio era chiedere "cosa pensate che abbia al primo posto delle sue priorità il titolare della cattedra?". Molti dicevano, l'interesse per la crescita culturale degli studenti, altri il miglioramento dell'istituzione universitaria, altri ancora l'amore verso la disciplina sociologica. Orbene no, controbbattevo agli studenti, al docente preme (come a qualsiasi altra categoria umana) la carriera, la vendita dei suoi libri e un congruo stipendio. Purtroppo, come ha spiegato Annemarie De Wal Malefijt, dagli albori della civiltà ad oggi lo scambio è stato il perno della civiltà umana orientata al soddisfacimento dei bisogni, secondo una certa priorità: prima la sussistenza (come bisogno di crescita), poi l'aggregazione (come bisogno di difesa) e infine la conoscenza (sapere, inventare, adottare le novità positive). Solo chi è arrivato o abbia superato il terzo stadio di priorità dei bisogni potrà, ragionevolmente, guardarsi intorno e interessarsi di conseguenza. Il resto è tutta routine per la sopravvivenza di se stessi, anche se ci sono gradualità, ambizioni  e sentimenti diversi l'uno dall'altro.
La figura riprodotta rappresenta due volti a confronto o un calice? Due verità o anche una terza, forse involontaria presenza non percepita dai due volti in contrasto fra loro? Come demodoxalogo ho sempre predicato il paradosso: dopo aver svolto una tesi create l'antitesi e una volta che vi abbia convinto cercate una terza e quarta verità, e così via. C'è il rischio di sbagliare ma le probabilità sono sempre al 50% tra tesi e antitesi.
Un recente studio universitario ha sostenuto che i giocatori di scacchi, proprio per l'attitudine a pensare su due piani (il bianco e il nero) sviluppano entrambi i lati del cervello, qualcosa di simile col modo di pensare del demodoxalogo; pertanto l'esercitazione paradossale dell'antitesi per male che vada aiuta il cervello a lavorare.