Il documento sopra riprodotto, più unico che raro, si riferisce ad un personaggio molto conosciuto, sul piano accademico, dai demodoxaloghi. Trattasi di Federico Augusto Perini-Bembo l'assistente del titolare della cattedra di Storia del Giornalismo, il senatore, giornalista, scrittore e poi anche rettore dell'Ateneo statale di Prerugia, nonchè fondatore e primo presidente sino al suo decesso (poi sostituito proprio dal vicepresidente Perini-Bembo) del Centro di Demodoxalogia, un ente che sarebbe dovuto divenire (come da carte amministrative dell'epoca) l'unico centro statale per le rilevazioni delle opinioni pubbliche: Paolo Orano (vedasi il blog del 18 scorso).
La prima pagina delle proposte avanzate al primo congresso nazionale del Msi, nel giugno del 1948, dai delegati regionali e nazionali di Belluno, Friuli, Venezia Giulia e Dalmazia, cita per ben due volte Perini-Bembo, l'allora ispettore del nascente partito e "compilatore" dello statuto nazionale. Nel passaparola dei delegati di allora, e poi per molti anni dopo tra gli anziani del partito e per stessa conferma di Perini-Bembo, si sosteneva che la sigla MSI non volesse significare Movimento Sociale Italiano ma Mussolini Sei Immortale. E che il nome del nascente partito fosse stato coniato proprio dall'allora avvocato e professore.
Ai molti che ancora oggi riconoscono alla demodoxalogia una priorità scientifica nell'approccio alla visione dell'opinione pubblica e al cosiddetto metodo di rilevazione (peraltro abbinato alle tendenze statistiche solo negli anni '80) denominato In.de. (indagine demodoxalogica) e si chiedono come mai la disciplina non sia organicamente inserita nei piani di studio, una prima risposta può venire proprio dal citato documento: la disciplina e i suoi studiosi erano marchiati come fascisti e in quanto tali non dovevano avere spazio in seno alle università statali. All'epurazione repubblicana sopravvissero solo quattro docenti, citati nel blog del 13 scorso.
Dal dopoguerra agli anni '60 la demodoxalogia sopravvisse grazie alla tenacità di un ristretto gruppo di cultori, allievi di Orano e Perini-Bembo, ma proprio quando vennero meno le discriminazioni politiche Perini-Bembo fu coinvolto in una vicenda che si è trascinata sino al suo decesso con sfavorevoli ripercussioni sul progetto della Fondazione di Demodoxalogia da lui creata. Un ulteriore motivo che fece allontanare molti stimati demodoxaloghi e affossare la disciplina nelle aule universitarie.
Ai molti che ancora oggi riconoscono alla demodoxalogia una priorità scientifica nell'approccio alla visione dell'opinione pubblica e al cosiddetto metodo di rilevazione (peraltro abbinato alle tendenze statistiche solo negli anni '80) denominato In.de. (indagine demodoxalogica) e si chiedono come mai la disciplina non sia organicamente inserita nei piani di studio, una prima risposta può venire proprio dal citato documento: la disciplina e i suoi studiosi erano marchiati come fascisti e in quanto tali non dovevano avere spazio in seno alle università statali. All'epurazione repubblicana sopravvissero solo quattro docenti, citati nel blog del 13 scorso.
Dal dopoguerra agli anni '60 la demodoxalogia sopravvisse grazie alla tenacità di un ristretto gruppo di cultori, allievi di Orano e Perini-Bembo, ma proprio quando vennero meno le discriminazioni politiche Perini-Bembo fu coinvolto in una vicenda che si è trascinata sino al suo decesso con sfavorevoli ripercussioni sul progetto della Fondazione di Demodoxalogia da lui creata. Un ulteriore motivo che fece allontanare molti stimati demodoxaloghi e affossare la disciplina nelle aule universitarie.