Sono moltissimi e variegati gli interessi che i produttori di petrolio del Medio Oriente hanno in Europa: investimenti, commerci, partecipazioni azionarie, ecc. Pertanto, se il petrolio viene quotato e pagato in dollari quando gli investitori dei paesi produttori impiegano i loro capitali in Europa (ove vige l'euro) convertono i loro dollari in euro, rimettendoci nel cambio (1 dollaro = 1,3959 il 4 marzo). Tanto varrebbe allora formulare i contratti di fornitura non più in dollari ma in euro.
Il problema economico di questi giorni delle rivoluzioni in Nord Africa (ma con un occhio rivolto all'Iran) è tutto qui ed è un problema che si aggrava ancor più alla luce dei recenti accordi in euro fatti tra Italia e Russia (gasdotto), tra Italia e Libia (gas + petrolio) e delle recenti prospettive di una "moneta unica africana". Variabili che potrebbero aver allarmato l'economia Usa.
Infatti la massa monetaria in dollari che risiede permanentemente in Europa (eurodollari) è come se non facesse più parte del bilancio Usa e potrebbe essere sostituita, nel rapporto Opec/Europa, dalla moneta europea euro, costringendo gli eurodollari a rientrare sul mercato finanziario Usa. Ciò provocherebbe uno scossone dai risvolti economici imprevedibili sul mercato interno Usa [NdR: ed anche europeo]; uno scossone capace di affondare l'intera economia americana già sotto i colpi degli accordi finanziari con la Cina.
Se tale intuizione è verosimile i recenti avvenimenti nel Nord Africa potrebbero avere una matrice banalissima: rimettere gli eurodollari nel loro circolo naturale respingendo l'attacco dell'euro. Quindi potrebbero esserci interessi legati alle monete e alle economie esterne all'euro per far prevalere accordi commerciali legati ad un ciclo monetario piuttosto che ad un altro.
Per una maggiore comprensione delle considerazioni esposte riportiamo, in sintesi, rimandando ai link indicati, le definizioni oggetto della ricerca:
Eurodollari (http://www.simone.it/newdiz.php?action=view&dizionario=6&id=1207) disponibilità in dollari nelle banche fuori degli Stati Uniti, risalenti agli anni '50 e incrementate dai deficit della bilancia dei pagamenti e dalle eccedenze finanziarie dei paesi produttori di petrolio (vedasi Q-regulation e gold exchange standard).
Eurodollari (http://www.pbmstoria.it/dizionari/storia_mod/e/e066.htm) Capitali in valuta statunitense rimasti sui mercati esteri dopo la dichiarazione di inconvertibilità da parte del presidente Richard Nixon (1971) utilizzati per gli scambi tra banche ed istituzioni estere e nominalmente coperti dal disavanzo della bilancia dei pagamenti Usa.
Infine la voce "eurodollaro fermo petrolio in rialzo" lo considera un mix micidiale per l'economia dei paesi europei. Significando un forte rialzo dell'inflazione causato dal rialzo dei prezzi degli energetici con conseguente "scarico" dell'aumento sul consumatore finale. In tal modo nessuna crescita ma solo crescita dell'inflazione. Una situazione assai grave per i paesi importatori di petrolio, come l'Italia. (articolo scritto da Valter Bay)
Per una maggiore comprensione delle considerazioni esposte riportiamo, in sintesi, rimandando ai link indicati, le definizioni oggetto della ricerca:
Eurodollari (http://www.simone.it/newdiz.php?action=view&dizionario=6&id=1207) disponibilità in dollari nelle banche fuori degli Stati Uniti, risalenti agli anni '50 e incrementate dai deficit della bilancia dei pagamenti e dalle eccedenze finanziarie dei paesi produttori di petrolio (vedasi Q-regulation e gold exchange standard).
Eurodollari (http://www.pbmstoria.it/dizionari/storia_mod/e/e066.htm) Capitali in valuta statunitense rimasti sui mercati esteri dopo la dichiarazione di inconvertibilità da parte del presidente Richard Nixon (1971) utilizzati per gli scambi tra banche ed istituzioni estere e nominalmente coperti dal disavanzo della bilancia dei pagamenti Usa.
Infine la voce "eurodollaro fermo petrolio in rialzo" lo considera un mix micidiale per l'economia dei paesi europei. Significando un forte rialzo dell'inflazione causato dal rialzo dei prezzi degli energetici con conseguente "scarico" dell'aumento sul consumatore finale. In tal modo nessuna crescita ma solo crescita dell'inflazione. Una situazione assai grave per i paesi importatori di petrolio, come l'Italia. (articolo scritto da Valter Bay)