martedì 24 maggio 2011

Biblioteca Marotta


Evocazioni Sociologiche è il libro che presenta la Biblioteca-Archivio di Michele Marotta, gestita dalla    Associazione culturale 361°, con sede a Roma in via Ofanto 33 (vicino alla Facoltà di Sociologia di via Salaria). A cura della figlia  Gemma Marotta e edito da Nuova Cultura, Roma 2011.
Evocazioni Sociologiche è un'intervista dell'emerito professore, pubblicata postuma in quanto ritrovata dalla figlia nell'archivio-biblioteca,  che nel tracciare il suo percorso sociologico commenta, anche in modo critico, l'ambiente dei suoi due percorsi professionali: la carriera militare e quella universitaria. Un'intervista non si sa a chi rilasciata e forse predisposta personalmente, nel 1989 anno in cui andò fuori ruolo nell'università, a futura memoria. L'intervista cita moltissimi personaggi accademici, oggi dimenticati, che hanno contribuito alla costruzione e diffusione di una sociologia italiana rivendicando il primato di tali sociologi rispetto ad osannati (anche dagli  accademici italiana) teorici stranieri.
Sin dalle prime pagine troviamo, nelle Evocazioni Sociologiche di Marotta, uno dei tanti filoni che hanno unito la demodoxalogia all'emerito professore: "ho cercato di dimostrare che gli equilibri sociali ed anche antropologici, in senso somatico, sono strettamente collegati alle condizioni ambientali: per esempio: la statura dipende dalle condizioni di vita; il livello di intelligenza è a sua volta legato ad esse." (nell'amplissima ricerca su 12 mila reclute sarde Società e uomo in Sardegna, ricerca di sociologia positiva). Ed ancora: Corrado Gini, uno dei maestri della sociologia evidenziato da Marotta come "una delle persone più intelligenti con le quali sia venuto a contatto, se non la più intelligente in assoluto" spaziava "dall'economia politica alla statistica come metodo, alla statistica applicata alla demografia, alla sociologia, ai problemi del welfare, della previdenza, ecc." Uno studioso che, al pari dei maestri della demodoxalogia, potè sostenere che durante il ventennio fascista la sociologia italiana non fu silente, anzi, come racconta Marotta, "la sociologia italiana era stata viva tra i due conflitti", citando la polemica da lui svolta, prima del 1960, con Arnold Marshall Rose il futuro presidente dell'Associazione americana di sociologia nel 1968. Dice ancora Marotta: nel 1988 Robert Merton chiese "come mai in Italia non si studia a sufficienza l'opera di Gini? La sua statistica metodologica, come scienza formale, andava riempita, per lui, con contenuti che erano quelli delle scienze sociali; visione che, purtroppo, gli statistici italiani, e qualche volta anche quelli della mia Facoltà, stanno perdendo. Si sentono attratti dagli arabeschi matematici senza poi ...".
Un'altro sociologo rivalutato da  Marotta è Camillo Pelizzi (1896-1979): il fondatore nel 1959 della Rassegna Italiana di Sociologia, osteggiato dai filosofi e dagli statistici sociali. Dopo aver citato due personaggi "verso i quali noi tutti, cultori della sociologia, dovremmo estrema gratitudine", Renato Treves (1907-1992) e Pietro Rossi (1930), per il forte impulso dato agli studi sociologi prima della proliferazione delle cattedre Marotta dice: "era sì giusto ed intellettualmente necessario aggiornarsi sulla sociologia americana e, con essa, su quella germanica, come sull'inglese e sulla francese, non tralasciando però le radici italiane della sociologia. E' come se ci fosse stato un taglio netto: sono state ignorate. Adesso non voglio citare colleghi per ragioni di riguardo, perché sono molto più bravi di me, ma ..."
A proposito di quanto fu corposa ed internazionalmente la tradizione di sociologia italiana, Marotta esclama: "Ignorata, ignorata! Cadendo anche in errori grossolani [...] Ciò è accaduto per l'imperialismo culturale statunitense [NdR: come sostenuto anche dai demodoxaloghi della Sidd] Se vogliamo lo stesso Pareto, studiato in Italia tra le due guerre da economisti di prim'ordine [...] sembrava pressoché sconosciuto. Si era di fronte ad una sorta di tabula rasa per quanto riguardava l'Italia. Le opere di Pareto sono tornate di moda di rimbalzo dagli Usa, quando è stato utilizzato dal Parson in Il sistema sociale. Alcune zone sono ancora in ombra, come il De Marinis, lo Squillace, il Nardi-Greco, ecc." Ed ancora: "Se si prende le Teorie sociologiche contemporanee, che mi pare siano del 1926, ed il Sociological Theory Today del dopoguerra (Sorokin), che ora hanno una traduzione italiana, vi si trovano citati come sociologi italiani quelli di cui ho detto. Erano indicati come capi scuola. Povina (1904-1986) in Argentina, i giapponesi, e così via, non ne ricordavano altri. E' evidente che dopo il '60 e il '70 vi siano stati incisivi cambiamenti. [...] i nuovi si sono tutti impregnati di cultura americana, in una prima fase, e in una seconda di cultura tedesca  [...] più trascurati i francesi [...] Ancorsa oggi i francesi, chissà perchè, vengono in qualche modo posposti come rilevanza agli statunitensi e ai tedeschi [...] la sociologia negli Stati Uniti coinvolge 10-12.000 sociologi, di cui alcune migliaia iscritti all'Asa (l'American Sociological Association), e si insegna pure nelle scuole di livello medio-superiore, si spiega, lì, l'enorme diffusione di manuali che sono ripetitivi; al massimo danno una sistemazione alla materia. I francesi invece producono monografie con idee originali".
Le Evocazioni di Marotta abbracciano anche squarci della vita militare, ricordi dell'infanzia e dei genitori, dei primi anni di carriera universitaria, oltre a tracciare la situazione ed il panorama della sociologia e degli accademici italiani contemporanei, ma - come demodoxaloghi - preferiamo il ricordo del francese Lambert Quetelet (1796-1874) l'autore de La phisique sociale, sostenitore della statistica scientifica basata sul calcolo delle probabilità. A proposito delle contestazioni sociologiche di sinistra, oltre a citare fatti poco noti, Marotta afferma "quelle posizioni che concettualmente erano pure valide ma non andavano estremizzate; se si ha da distruggere la vecchia cultura per creare una nuova, non è necessario bruciare libri; è un altro tipo di visione. Durante la contestazione la posizione dei sociologi era diversa da quella degli scienziati. Per gli ingegneri, non c'era da contestare: la matematica è quella che è [...] Nelle scienze umane invece si poteva porre tutto in discussione. Allora una forma di difesa dei cultori di sociologia è stata lo spostarsi dai problemi generali [NdR: la fisica sociale sostenuta dai demodoxaloghi sociologi], dalle visioni teoretiche, alle sociologie settoriali, specifiche. Con le sociologie settoriali c'è meno da contestare; si studiano i baraccati di Roma e se ne scrive [...] Se si raccolgono biografie di drogati o di emarginati, si sviluppano temi specifici di sociologia empirica e così non ci si compromette."
Non possiamo chiudere senza estrapolare alcuni crudi giudizi sulla disciplina ed il suo futuro in Italia, cui concordiamo pienamente: si sono formati gruppi di appartenenza in seno ai docenti "Perché purtroppo, a mio parere, tutti cercano appoggi e per gli individualisti non c'è spazio (così si giustificò a suo tempo qualcuno iscritto alla P2). Nella società democratica (che ha tanti pregi, però qualche risvolto negativo) si moltiplicano le società intermedie (Regioni, Comuni, partiti politici, sindacati, gruppi di pressione ideologici, lobby, ecc). Chi è isolato, se pure appoggiasse un allievo molto bravo, non riuscirebbe a sistemarlo. Da soli non si può far nulla". Pareto ottenne la cattedra a Losanna, "eppure era un grande economista, matematico e sommo sociologo. La cattedra in patria però non l'ha mai avuta [...] le esigenze di carriera accademica obbligano a seguire le formule e le idee, anche se non condivise, non dei sociologi più creativi ma di quelli con maggiore potere accademico [...] Si ha talvolta la sensazione di veder agitare (e di rimuovere) aria fritta. Molti studi e ricerche appaiono palesemente effimeri [...] non è chiaro se si tratti di sociologia e non piuttosto di contributi al servizio sociale. [...] di fronte a molti saggi su ricerche lautamente finanziate dalla mano pubblica, ci si chiede quale ne sia l'utilità collettiva; quella privata è evidente".
Un laureato che volesse fare il sociologo, a parere di Marotta, dovrebbe evitare di essere incoraggiato per le scarse opportunità che la professione presenta, per l'indeterminatezza del campo e per la sua problematica utilità sociale. Opportuno sarebbe, invece, "acquisire competenze sociologiche a supporto ed a completamento di un'attività più tradizionale (di magistrato, avvocato, architetto, ufficiale, ecc.)" Per quanto riguarda il metodo di ricerca sociologica Marotta ammonisce: "Sono, paretianamente, dell'avviso che contino i fatti e che soltanto i fatti dovrebbero essere studiati dal sociologo"
Ancora una volta  Marotta con le sue Evocazioni ha voluto porsi a fianco dei giovani laureati per ricordare  una parte poco nota della storia della sociologia italiana, tracciando utili indicazioni per eventuali professionisti o accademici. E' il suo contributo postumo, quindi imperituro, al suo modo di essere professore: sempre vicino e collaborativo con le nuove generazioni, anche dopo il percorso della laurea.
Il libro presenta anche l'archivio-biblioteca a lui dedicato ed altre informazioni, delle quali tratteremo in un prossimo post in quanto strettamente attinenti all'associazione e all'attività statutaria: catalogazione, seminari, diffusione degli studi sociali, ecc.