Quest'anno il voto locale è stato caricato, da ambedue gli schieramenti, di valenza politica che, stante le dimensioni della popolazione si è manifestato nelle quattro grandi città e in particolare a Milano e Napoli. Un giudizio politico che ha spostato voti dall'astensione al voto di sinistra e dall'elettore di destra all'astensione. Nel tentativo di recuperare una manciata di voti mancati (80 mila) a Milano, ma anche prima dei ballottaggi, il Pdl con Silvio Berlusconi e Daniela Santanché in testa, seguiti dai candidati, hanno puntato al recupero degli elettori tradizionalmente di destra indecisi o orientati verso l'astensione. Per larga parte il profilo di codesti elettori si attesta oltre la soglia dei sessantacinque anni, cattolici osservanti, livello scolastico basso, pensionati o dediti a piccole attività commerciali o artigiane. Tutte persone che da giovani hanno vissuto la campagna dei parroci e della Dc contro il famigerato pericolo comunista, che portò addirittura alla scomunica chi avesse votato o letto la stampa comunista e ai famosi raduni di piazza (sermoni politici) da parte di noti religiosi gesuiti. Pericolo alimentato sino alla caduta del muro di Berlino in conseguenza alla guerra fredda tra gli Usa e l'Urss. Massicce campagne mediatiche che apparentemente si sono dimenticate e che Berlusconi, con il suo sviscerale anticomunismo, ha fatto riaffiorare nel sentimento di chi ha vissuto quell'epoca. Ma oggi i comunisti non ci sono quasi più, si dichiarano democratici e liberali, per cui non mettono più paura; per smuovere tale categoria di astenuti di destra occorreva evocare altri pericoli: le Br, gli immigrati, gli islamici, la moschea, i centri sociali, gli zozzoni e così via.
Vedremo domani se ripetere la strategia della "paura dell'altro", dopo sessan'anni e una geo-politica diversa, avrà dato i suoi frutti.
Domani: i piagnistei di Berlusconi
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