lunedì 30 maggio 2011

Il ballottaggio di Milano

Nelle piccole e medie città di provincia le relazioni sociali sono più intense rispetto a quelle vissute nelle grandi città e nei capoluoghi, nel senso che i vincoli parentali, le amicizie e l'ambiente culturale incidono sulle scelte e sugli schemi di vita in modo più penetrante. Tale comportamento si riflette anche in occasione delle elezioni amministrative locali per cui un elettore di destra, su consiglio di amici o parenti oppure per diretta conoscenza del candidato, vota a sinistra e viceversa. Comportamento che nelle elezioni politiche, a differenza delle amministrative, è meno frequente riscontrare. Sono i cosiddetti voti in libertà che fanno la differenza tra il risultato dell'una come dell'altra competizione.
Quest'anno il voto locale è stato caricato, da ambedue gli schieramenti, di valenza politica che, stante le dimensioni della popolazione si è manifestato nelle quattro grandi città e in particolare a Milano e Napoli. Un giudizio politico che ha spostato voti dall'astensione al voto di sinistra e dall'elettore di destra all'astensione. Nel tentativo di recuperare una manciata di voti mancati (80 mila) a Milano, ma anche prima dei ballottaggi,  il Pdl con Silvio BerlusconiDaniela Santanché in testa, seguiti dai candidati, hanno puntato al recupero degli elettori tradizionalmente di destra indecisi o orientati verso l'astensione. Per larga parte il profilo di codesti elettori si attesta oltre la soglia dei sessantacinque anni, cattolici osservanti, livello scolastico basso, pensionati o dediti a piccole attività commerciali o artigiane. Tutte persone che da giovani hanno vissuto la campagna dei parroci e della Dc contro il famigerato pericolo comunista, che portò addirittura alla scomunica chi avesse votato o letto la stampa comunista e ai famosi raduni di piazza (sermoni politici) da parte di noti religiosi gesuiti. Pericolo alimentato sino alla caduta del muro di Berlino in conseguenza alla guerra fredda tra gli Usa e l'Urss. Massicce campagne mediatiche che apparentemente si sono dimenticate e che Berlusconi, con il suo sviscerale anticomunismo, ha fatto riaffiorare nel sentimento di chi ha vissuto quell'epoca. Ma oggi i comunisti non ci sono quasi più, si dichiarano democratici e liberali, per cui non mettono più paura; per smuovere tale categoria di astenuti di destra occorreva evocare altri pericoli: le Br, gli immigrati, gli islamici, la moschea, i centri sociali, gli zozzoni e così via.
Vedremo domani se ripetere la strategia della "paura dell'altro", dopo sessan'anni e una geo-politica diversa, avrà dato i suoi frutti.

Domani: i piagnistei di Berlusconi