martedì 3 maggio 2011

Il voto rivoluzionario

A due settimane dal voto amministrativo vale la pena soffermarsi sulle motivazioni che spingono l'elettore a decidere in proposito e azzardare una previsione elettorale circoscritta alle città di Torino, Milano, Bologna e Napoli.
Ogni uomo politico o movimento partitico ha i suoi fans, in misura maggiore o minore in rapporto alla notorietà del personaggio o all'idea di partito cui aderisce. Molti di questi militanti sono vincolati da interessi personali o familiari, per posti di lavoro ricoperti o canali di riferimento per le necessità della vita; molti altri perchè hanno maturato una radicata convinzione di fiducia nel rappresentante politico o nell'idea di partito. Tali elettori sono lo zoccolo duro che non cambierà idea di voto neppure in presenza di gravissimi fatti eclatanti.
La maggior parte degli altri elettori si orienta in base a valori e bisogni, cioè dà il voto a quella lista a cui crede che rappresenti i suoi stessi valori o che abbia manifestato l'intenzione di soddisfare alcune iniziative collettive che possano venire incontro alle sue esigenze. I valori possono essere la pace, la libertà, l'uguaglianza, l'autonomia, il cristianesimo, il liberalismo, il comunismo, il nucleare, l'immigrazione e così via (in proporzione al livello sociale e culturale dell'elettore) mentre i bisogni spaziano in un arco infinito che va dalla riduzione delle tasse alle agevolazioni per la casa, dall'asilo-nido al posto di lavoro, dal verde pubblico alla tutela della persona e delle cose, ecc.
L'espressione del voto si orienta in favore o contro qualcuno o qualcosa (il partito) per aver realizzato o non realizzato, promesso o deluso, avvicinato o non ascoltato il cittadino, allontanato o non i dirigenti chiacchierati, consigliato o sconsigliato da amici o autorevoli personaggi. Sulle grandi questioni l'elettore generalmente non ricorda le dichiarazioni o i programmi sbandierati nella precedente campagna elettorale ma si sofferma sulle cose spicciole, come la realizzazione del marciapiede, i buoni pasto all'asilo, il lavoro, ecc. Se l'elettore è rimasto deluso dal partito X vota a favore dell'altro (Y) non perchè ne approvi il programma o gli uomini ma per esprimere un voto contrario (punire X). Se non lo soddisfa neppure il partito Y o altri manifesta il suo dissenso prima con l'indecisione e poi con l'astensione o con un voto bianco o annullabile. Se viene meno la fiducia nei partiti e monta la rabbia per uno stato di cose negative, attribuibili al malgoverno della città o del Paese, come ultimo atto di "voto contro tutti" (oltre all'astensione) c'è il voto dato a Z non perchè se ne condivida la linea d'azione ma per favorire l'elezione di un alternativo, un diverso, un antipolitico, come fu con la pornostar Cicciolina, qualche omosessuale o drogato e come - al limite - potrebbe avvenire con un pluriomicida in attesa di sentenza o prostitute in attesa di sistemazione.
Avendo le elezioni amministrative del prossimo maggio anche un valore che si rifletterà sulla politica nazionale, specie nelle grandi città la competizione si tradurrà anche in un giudizio sui partiti di governo e d'opposizione. Da un sommario esame del trend dei sondaggi degli ultimi mesi, diffusi dai mass-media, e da riflessioni di autorevoli giornalisti nei talk-show, riteniamo che nelle quattro città citate possano venire delle sorprese, nel senso che una buona percentuale di elettori non si asterrà ma farà confluire i suoi voti su liste di fantasia o nuove formazioni barricandiere, quale manifestazione di voto rivoluzionario (alternativo al palazzo) come ultima chance democratica prima della rivolta di piazza.

Domani: la stupidità di Pitigrilli