martedì 10 maggio 2011

Quale verità?

Paul Joseph Watson (Prisonplanet.com) ha sostenuto che il cadavere di Osama è rimasto nel ghiaccio per almeno un decennio e che la sua morte è stata annunciata nel momento politico più propizio (per l'amministrazione statunitense). La foto inizialmente diffusa e poi smentita in quanto grossolanamente taroccata risalirebbe a cinque anni indietro e la dichiarazione del cadavere gettato in mare preverrebbe qualsiasi possibile accertamento su quando e come sarebbe morto. Come ogni avvenimento, specie se ricopre interessi economici, geopolitici e militari, ha due o più verità che il normale cittadino non è in grado di discernere ma può solo scegliere quella più attinente alle sue credenze politiche o religiose o economiche, correlate a qualche suo interesse di riverbero o ad una storia personale. Condividendo quanto creduto contribuisce alla formazione della cosiddetta opinione pubblica, in questo caso mondiale, sulla fine di Osama Bin Laden. Un'opinione mondiale che rimarrà nella storia come attestazione di quanto creduto vero e quindi avvenuto per certo.
Come abbiamo più volte sostenuto, maggiore è la capacità di diffusione della notizia e altrettanto sarà la sua accettazione. Gli Usa sono un colosso economico, militare, un colosso per popolazione e territorio; la sua forza dei numeri prevale sugli altri anche nel campo dell'informazione: le più grandi agenzie stampa del mondo (per importanza e diffusione) sono statunitensi, l'informazione mondiale si abbevera alle fonti Usa poichè non c'è nessuna altra rete informativa all'altezza di quelle statunitensi. Inoltre, gli americani da quasi un secolo hanno consolidato una capacità di diffusione di notizie (esaltando, minimizzando o ignorando) che storpiano la realtà presentando i fatti secondo l'ottica più favorevole al governo in carica. Ogni battaglia persa è stata presentata come una vittoria, un intralcio economico come un nemico dell'America, un ribelle come terrorista, e così via.
Le truppe americane che nell'ultima guerra mondiale seguivano gli alleati inglesi, marocchini, francesi, australiani, ecc. (che avevano sfondato il fronte) distribuivano alla popolazione fascicoli illustranti la potenza di fuoco e armamemto degli Usa rappresentandoli come gli unici vincitori della seconda guerra mondiale, convinzione tuttora di molte popolazioni europee, avvalorata dai films sui rambo e simili che tramandano e consolidano l'eroismo degli americani, dai tempi dei pellirossa alla sconfitta di Al Qaede; mentre invece sono come tutti gli altri ma con la fortuna di un gigantesco apparato tecnologico militare (discendente dai numeri accennati all'inizio). Fucili contro le frecce degli apache, bombe atomiche contro i giapponesi, plutonio, fosforo e via dicendo.
Al tempo della guerra a Saddam Hussein ci fu molta controinformazione che denunciava le morti dei civili, la balla della bomba atomica dell'Iraq, ecc. ma prevalse l'informazione ufficiale sul conflitto; oggi tutto questo è messo nel dimenticatoio, anzi c'è la volontà di cancellare il passato.
Anche sull'odierna vicenda di Osama Bin Laden  (vedasi il post di ieri di Valter Bay) ci sono ipotesi diverse. Joseph Watson ha argomentato la sua controinformazione con una lunghissima serie di citazioni di documenti e dichiarazioni ufficiali Usa, in periodo pregresso, così come Thierry Meyssan  (voltairenet.org) e Julian Paul Assange divulgano informazioni che il dipartimento Usa negano come veritiere. Dove è la verità? Forse da nessuna delle due parti ma dalla terza o quarta faccia della moneta (vedasi la demodoxaloga  Antonella Liberati  nell'articolo su opinionepubblica.com). Del resto Toddi  sosteneva che "quel che noi consideriamo movimento è la somma di più statiticità" cioè l'apparenza (dinamica) è la concatenazione della realtà (statica): noi non percepiamo il divenire (motus) ma l'essere (momentum) così come percepiamo la realtà di un fenomeno dal suo frammento (momentus) ma non nell'interezza del percorso in quanto ci è ancora ignoto perchè in movimentus. Quello che distingue i demodoxaloghi dagli altri è analizzare il movimentus, cioè la visione d'insieme della successione dei momenti  (trend) in rapporto al tempo e al luogo dell'evento. 
Nella situazione di incertezza delle informazioni in circolazione ognuno fa la sua parte: comunicando balle, offrendo riflessioni, omettendo informazioni e così via. Giornali, films, tv, internet, passaparola, talk show, ecc. tutti uniti nel frastornarci. Emblematico il recente caso alla Rai: il 5 maggio una circolare interna ha comunicato di non trattare l'argomento acqua sino a dopo le elezioni amministrative del 12-13 giugno. Ignorare un argomento che potrebbe influire sulla decisione di qualche elettore, disinformazione o corretta informazione? Ognuno giudica in base ai momentum che ha accumulato sull'argomento acqua ignorandone il completo panorama (movimentum). Il diverso numero dei momentum (input) percepiti, da persona a persona così come da gruppo a gruppo, contribuisce alla formazione dell'opinione personale e alla cosiddetta opinione pubblica, soggetta a cambiare in proporzione ai momentum (informazioni) successivamente acquisiti nel tempo.