Il 3 maggio nel post "Il voto rivoluzionario" ipotizzammo che nelle quattro grandi città di Milano, Torino, Bologna e Napoli "la competizione si tradurrà anche in un giudizio sui partiti di governo e d'opposizione", azzardando la previsione di "sorprese nelle quattro città: una buona parte di elettori non si asterrà ma farà confluire i suoi voti sulle liste di fantasia o nuove formazioni barricandiere, quale manifestazione di voto rivoluzionario". L'occhiello del Corriere della Sera del 18 maggio, riportando l'analisi dei flussi elettorali di Renato Mannheimer, ha sintetizzato: "La sinistra conquista (ex) astenuti, il Pdl soffre il non voto. Uno su 8 ha scelto nell'ultima settimana". E' quella buona parte di elettori che non si è astenuta ma ha votato (sempre nelle quattro città) in modo rivoluzionario concentrandosi sulle liste o i candidati considerati alternativi ai partiti tradizionali: Giuliano Pisapia voluto nelle primarie dalla Sinistra e da Niki Vendola feroce oppositore degli oligarchi del Pd; Luigi De Magistris addirittura competitore del candidato del Pd Mario Morcone.
A Bologna la lista di Beppe Grillo ha raggiunto il 10% dei voti, superando, come in altri comuni, le liste di Futuro e Libertà e dell'Udc. Il successo di Piero Fassino a Torino, pur essendo il candidato dell'apparato di partito, è da imputarsi al fatto che ha avuto i voti dell'estrema sinistra spaventata da un eventuale successo della Lega.
Mannheimer ha sostenuto che "sono stati puniti i partiti maggiori", che gli elettori hanno ritrovato l'indipendenza della valutazione personale, che nel capoluogo lombardo il 13% ha deciso nell'ultima settimana e che, in definitiva, "l'elettorato è più mobile e pronto a spostarsi da una forza politica all'altra e da e per l'astensione. Ciò che potrebbe segnare l'avvio di una nuova e diversa fase della vicenda politica del nostro paese." Per l'istituto Cattaneo, sempre sul Corriere della Sera, "scende l'Idv, bene la Sel di Vendola. Udc superata dai grillini".
Futuro e Libertà e l'Udc di Pierferdinando Casini, così come la Lega, hanno subito la stessa sorte dei due partiti maggiori in quanto considerati di centro e moderati (persino la Lega) mentre il voto è stato un voto di protesta, cioè rivoluzionario, come da noi percepito il 3 maggio con un superficiale esame di qualche talk shaw e dei sondaggi diffusi dai quotidiani. Ancora una volta senza mezzi o apparati ma avvalendoci dell'indagine demodoxalogica (il rapporto tra ambiente e popolazione in un determinato frattale) abbiamo potuto anticipare un flusso di voto che nell'ultima settimana ha deciso di andare a votare per l'antipolitica e per protesta.
Cosa accadrà ora ai ballottaggi? Il popolo di sinistra che aveva disertato le urne tornerà a sostenere il Pd nella speranza di un cambiamento mentre gli elettori del Pdl in gran parte resteranno ancora a guardare.
Cosa accadrà ora ai ballottaggi? Il popolo di sinistra che aveva disertato le urne tornerà a sostenere il Pd nella speranza di un cambiamento mentre gli elettori del Pdl in gran parte resteranno ancora a guardare.