"Sapete chi sarà il terzo marito di una donna il cui primo marito (russo) la picchiava e il secondo (ingegnere) la tradiva?" amava chiedere lo scrittore del Novecento Pitigrilli (Dino Segre), dando come risposta "un ingegnere russo". Il paradosso fotografa il corso della storia personale e dei popoli, nel senso che le vicende e gli errori si ripetono a prescindere dai buoni propositi. Ovviamente gli eventi non sono mai uguali ai precedenti ma nascono da motivazioni simili, da spinte emotive o razionali confrontabili con il precedente tratto di storia (personale o collettiva).
Nei secoli, o addirittura nei decenni, mutano le ideologie, la tecnica, il potere e le usanze ma restano le pulsazioni che sono alla base del vivere quotidiano della comunità. Un semplice esempio ricavato (disegno in alto) dalla corposa ricerca effettuata dallo Hudson Institute a partire dalle città greche al tempo di Aristotele sino al 1967 (L'anno duemila, il saggiatore di Mondadori 1968) ci dice che dopo una feroce dittatura, attraverso un movimento di massa, si passa alla democrazia che, nel tempo, contribuirà alla creazione di principati o fazioni in lotta fra loro per conquistare l'egemonia col risultato di ricreare una sorta di dittatura; ricominciando quindi il ciclo. In tempi di governo autoritario il ciclo economico è prevalentemente in recessione, con la democrazia si accompagna una economia ed una cultura fiorente. Non sempre l'ideologia e la scienza procedono di pari passo ma l'una influisce sull'altra contribuendo allo sviluppo di entrambe, così come il potere (nelle sue molteplici forme giuridico-sociali-religiose) molto spesso sopravvive ai mutamenti per anni e anni prima di cedere il passo ad una diversa forma. Prendendo esempio dalla Chiesa romana possiamo dire che per una lunga sopravvivenza il potere necessita di una ideologia portante, accettata dai sudditi e nel contempo il possesso di beni territoriali e materiali (denaro, beni immobili, rappresentanze), cioè potere temporale (terreno) e spirituale (metafisico). Infatti tutte le dittature si sono poggiate su ideologie sociali accompagnate da dimostrazioni coreografiche di potenza.
Il passaggio da un tratto di storia all'altro (esempio: dittatura/democrazia) nei paesi ad economia occidentale non avviene più con le manifestazioni di piazza o le insurrezioni (caratteristica dei secoli scorsi e dei popoli ad economia per lo più agricola o pre-industriale) ma attraverso strumenti finanziari (tagliando il paese dai circuiti finanziari) e campagne mediatiche dei mass-media. Così come il nuovo ordine mondiale (vaticinato in molti ambienti, dalla massoneria internazionale al Vaticano) si tende ad instaurarlo attraverso personaggi di fiducia nei posti chiavi, dando all'esterno una parvenza di trasparenza.
Se esaminiamo i periodi in cui hanno governato le dittature europee (Italia, Spagna, Germania, Urss) dobbiamo convenire che furono anni di passaggio da paesi prevalentemente agricoli all'industrializzazione (già in atto in Germania) quindi da una società semplice e semianalfabeta (in modo minore per la Germania) ad una società maggiormente consapevole dei propri diritti e dell'identità nazionale. Dobbiamo inoltre convenire che l'avvio verso un paese industrialmente maturo necessita di una programmazione verticistica e di capitani d'industria, per l'appunto "capitani" cioè manager con cipiglio duro e vocazione avventuristica, al contrario del tranquillo percorso della vita agricola. Due comportamenti inerenti alle diverse mentalità afferenti la vita quotidiana dettata dalle diverse tecnologie e ideologie scaturite da un'epoca conseguente alla mutata economia e ai differenti rapporti sociali. Un'epoca storica che ha contribuito alla coagulazione della popolazione, attraverso i sindacati, le lotte sociali e la propaganda del regime in carica ma che, alla lunga, ha dato il via alla richiesta di libertà e d'innovazione, cioè all'anelito di democrazia.
Dopo la società industriale e post industriale, che ha visto il consolidarsi del parlamentarismo democratico (anche nella frantumata Urss in vari stati autonomi e con vari gradi di passaggio verso una democrazia accettabile), siamo passati nella società dell'informatica e, pertanto, assisteremo ad un'altra riconversione del sentire comune in conseguenza della mentalità imposta dalle nuove tecnologie. Due sono gli sbocchi ipotizzabili: o un ritorno a regimi verticistici oppure un'anarchismo travolgente basato sulla distruzione del vecchio parlamentarismo per favorire (ma in che modo?) le istanze della piazza, oggi sostituite (?) dalla cosiddetta Rete, dalle aggregazioni movimentiste su singoli temi e dagli strumenti di comunicazione.
Il passaggio sembrerebbe quasi maturo poiché anche l'informatica starebbe per passare dal pre al post: quindi un nuovo tipo di civiltà.
(23) continua
Il passaggio da un tratto di storia all'altro (esempio: dittatura/democrazia) nei paesi ad economia occidentale non avviene più con le manifestazioni di piazza o le insurrezioni (caratteristica dei secoli scorsi e dei popoli ad economia per lo più agricola o pre-industriale) ma attraverso strumenti finanziari (tagliando il paese dai circuiti finanziari) e campagne mediatiche dei mass-media. Così come il nuovo ordine mondiale (vaticinato in molti ambienti, dalla massoneria internazionale al Vaticano) si tende ad instaurarlo attraverso personaggi di fiducia nei posti chiavi, dando all'esterno una parvenza di trasparenza.
Se esaminiamo i periodi in cui hanno governato le dittature europee (Italia, Spagna, Germania, Urss) dobbiamo convenire che furono anni di passaggio da paesi prevalentemente agricoli all'industrializzazione (già in atto in Germania) quindi da una società semplice e semianalfabeta (in modo minore per la Germania) ad una società maggiormente consapevole dei propri diritti e dell'identità nazionale. Dobbiamo inoltre convenire che l'avvio verso un paese industrialmente maturo necessita di una programmazione verticistica e di capitani d'industria, per l'appunto "capitani" cioè manager con cipiglio duro e vocazione avventuristica, al contrario del tranquillo percorso della vita agricola. Due comportamenti inerenti alle diverse mentalità afferenti la vita quotidiana dettata dalle diverse tecnologie e ideologie scaturite da un'epoca conseguente alla mutata economia e ai differenti rapporti sociali. Un'epoca storica che ha contribuito alla coagulazione della popolazione, attraverso i sindacati, le lotte sociali e la propaganda del regime in carica ma che, alla lunga, ha dato il via alla richiesta di libertà e d'innovazione, cioè all'anelito di democrazia.
Dopo la società industriale e post industriale, che ha visto il consolidarsi del parlamentarismo democratico (anche nella frantumata Urss in vari stati autonomi e con vari gradi di passaggio verso una democrazia accettabile), siamo passati nella società dell'informatica e, pertanto, assisteremo ad un'altra riconversione del sentire comune in conseguenza della mentalità imposta dalle nuove tecnologie. Due sono gli sbocchi ipotizzabili: o un ritorno a regimi verticistici oppure un'anarchismo travolgente basato sulla distruzione del vecchio parlamentarismo per favorire (ma in che modo?) le istanze della piazza, oggi sostituite (?) dalla cosiddetta Rete, dalle aggregazioni movimentiste su singoli temi e dagli strumenti di comunicazione.
Il passaggio sembrerebbe quasi maturo poiché anche l'informatica starebbe per passare dal pre al post: quindi un nuovo tipo di civiltà.
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