"C'è qualcosa di nuovo oggi nel sole, anzi d'antico" cantava gioiosamente il poeta del Novecento Giovanni Pascoli. Dopo cent'anni possiamo ripetere la strofa senza aggiungere nulla alla poesia, solo lo stato d'animo è mutato: da gioioso è divenuto cupo.
Siamo passati alla terza repubblica con un corale auspicio, da parte di tutte le forze politiche, di apertura verso le nuove generazioni, di rinnovamento dello Stato e di cambiamento della politica e dei rapporti sociali. Un mondo nuovo ci aspetta o così avevamo creduto. Nei fatti il rinnovamento e lo spazio ai giovani è iniziato confermando un vecchio (perché così è) al suo posto e chiamando un cinquantenne (certamente giovane rispetto agli ottantenni) alla guida del nuovo governo.
Sappiamo che il tempo di vita, rispetto al passato, si è allungato; l'aspettativa di vita sulla quale gli assicuratori formulano le loro polizze si è dilatata nel tempo; ci sono più appartenenti alla terza e quarta generazione che alla prima e seconda con la conseguenza, aggravata dalla disoccupazione giovanile, che le casse dell'Inps non potranno reggere a lungo questo stato di cose: se le giovani generazioni non riescono a versare adeguati contributi previdenziali da chi e come verranno pagate le pensioni? Non possiamo pensare che la generazione di pensionati che sono stati sinora al governo e che attendono di rientrarci lo facciano per il solo scopo di procrastinare nel tempo il loro definitivo pensionamento, anche perché circolano dei vocaboli strani: senso di sacrificio e d'interesse per il Paese. Il sacrificio lo possiamo capire: è quello che faranno i cittadini ma qual è il loro interesse verso il Paese? Ormai c'è rimasto ben poco da depredare.
Enrico Letta è un giovane (si fa per dire) che ha mangiato pane e politica sin da quando aveva i calzoni corti, prima nell'area dei cattolici della Dc e poi nelle varie sigle della sinistra ex comunista, come può essere annoverato nell'area del rinnovamento? Una volta (così iniziano le favole che hanno lo scopo di indottrinare la gioventù prospettando un mondo roseo e profumato) i dirigenti (compresi i politici) provenivano da famiglie benestanti che, anche attraverso i matrimoni, tutelavano gli interessi e la conservazione del potere. Oggi, invece, il giovane Letta proviene da una nota famiglia borghese e da un padre docente di fisica; si è laureato a Pisa ed ha conseguito un prestigioso master europeo, ha scalato il partito sino a giungere alla vicesegreteria, tutto in modo soft senza mettersi troppo in mostra, così come lo zio: quel tal Gianni Letta che dall'amministrazione del quotidiano romano Il Tempo, attraverso la frequentazione dei salotti bene, è salito al rango di consigliere ascoltato del cav. Silvio Berlusconi. Anche se la situazione è seria tentiamo di spiegarci attraverso una barzelletta.
Un signore che per tutta la sua vita ha patito il freddo si presenta davanti a san Pietro e concorda di andare al calduccio all'inferno potendo scegliere tra tre cataste di legna impregnate di pece: quella tedesca, quella francese e quella italiana; rispetto alle altre due in cosa consiste la differenza dell'italiana? Che una volta manca la pece, una volta la legna e l'altra l'accendino.
Appunto: non c'è nulla di nuovo, come a dire: si porta avanti la bandiera del rinnovamento per non cambiare nulla!