Sono 14 milioni i cittadini italiani che, nei sondaggi, hanno espresso l'intenzione di non andare a votare. Un numero che suscita gli appetiti dei partiti, specie delle recenti formazioni politiche. Sono i delusi, gli arrabbiati, coloro che per anni hanno creduto nelle promesse di questo o quel partito o candidato e che ora si accorgono che nulla di quanto promesso è stato realizzato. In compenso sono esplosi casi di ruberie e malaffare e nessuna resipiscenza sui benefit e le prebende parlamentari. Se dichiarano di non andare a votare avranno pure qualche ragione!
La sostanza è che, in base ai dati odierni, tutti i partiti non raggiungono il 50% dei consensi elettorali e che un agglomerato di liste che raggiungerà a malapena il 30% dei voti espressi, a causa dell'astensionismo, rappresenterà appena il 15% degli elettori. I politici temono per la loro sorte, in pubblico sostengono di voler cambiare il porcellum ma in pratica si accordano su una legge elettorale che li riconfermi senza passare per il giudizio degli elettori, il cosiddetto listino.
Il Pd crede di vincere ma non ha calcolato il puzzle degli incastri regionali, nazionali, del nuovo presidente della Repubblica, dell'eventuale mossa a sorpresa di Silvio Berlusconi e dei vari fermenti provenienti dalla Rete e dalla società civica. Non ultimo il messia Beppe Grillo. La situazione è ancora da monitorare in vista di probabili sviluppi imprevisti.
In politica c'è un detto: se alle elezioni hai promesso cento, alle successive prometti duecento; l'elettore ha la memoria corta e si appaga di promesse roboanti (anche se impossibili da realizzare). Ma grazie anche ai talk show e alla stampa l'opinione pubblica è cambiata, le promesse non funzionano più; meglio Mario Monti con il suo 40% di gradimento poichè non promette ma impone sacrifici (almeno è onesto nel suo programma). Ai partiti tradizionali, che vorrebbero pescare i voti tra gli astensionisti, converrebbe che rimanesse il risultato del 50% fra astensioni e schede bianche in quanto rappresenterebbero l'opinione dei delusi; il passo successivo (del deluso che invece decidesse di votare) sarebbe il passaggio dalla delusione alla rabbia: quindi un voto al Movimento Cinque Stelle di Grillo.
Domani: la 13^ puntata sulla demodoxalogia
Mercoledì: Cento giorni
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