giovedì 8 novembre 2012

Storia di un quartiere

- Sabato prossimo 10 novembre alle ore 10.30, presso l'ex mattatoio di Roma a piazza Giustiniani n. 4, la ricercatrice sociale Irene Ranaldi presenterà il suo libro edito da Franco Angeli per la collana "temi di storia": Testaccio. Da quartiere operaio a village della capitale. 
Ad un secolo dalla pubblicazione di Domenico Orano (da non confondere con il giornalista Emanuele e il rettore dell'università di Perugia Paolo) Come vive il popolo a Roma. Saggio demografico sul quartiere Testaccio, la sociologa Ranaldi ripercorre le tappe che hanno caratterizzato il quartiere, quando nel 1871 il frattale sorse come area industriale e quindi quartiere operaio, degradato e sovraffollato. Dopo un secolo gli alloggi dell'Istituto case popolari sono divenuti appartamenti ricercati e il quartiere, conosciuto come il mattatoio (chiuso nel 1985), ha iniziato una lenta rinascita divenendo zona artistica e di divertimento; il posto giusto anche grazie ai teatri e ristoranti di nicchia per vivere la movida.    

- Nel pomeriggio del 22 novembre si svolgerà l'assemblea regionale dei sociologi del Lazio, guidati dalla presidente della cooperativa sociale Maggio '82 Anna Maria Coramusi, presso la Confraternita delle Misericodie d'Italia a Roma in via Gioberti 60.

- Nella mattinata del 6 dicembre presso il Consiglio nazionale delle ricerche a Roma piazzale Aldo Moro n. 7, si svolgerà un convegno di studio della Sips-Società italiana per il progresso delle scienze sui "problemi e politiche dell'informazione con particolare riguardo alle scienze sociali e umane". Il convegno si svolgerà nella stessa sede che nell'aprile del 1996 dibattè sulla "disinformazione in campo scientifico e tecnico", ove presentammo la tesi dei demodoxaloghi della Sidd Perché esiste la disinformazione? concludendo: "la disinformazione si può arginare solo con una cultura dell'informazione, cioè con l'inserimento nei programmi scolastici del metodo di interpretazione scientifica degli elementi della comunicazione che prescinde da "chi" ha detto per privilegiare "cosa", "come" e "dove". Il cosiddetto metodo inde. La disinformazione non sparirà mai perché è connaturata al genere umano ma almeno quella tecnica-scientifica dovrebbe ancorarsi ai fatti, anche se eternamente problematici, sino a prova contraria. E' una questione di cultura e di civiltà. Quindi di risoluzione politica".