martedì 27 novembre 2012

Guardare al passato


Nel suo logo la Sidd (Società italiana di demodoxalogia) ha anche due volti, uno di fronte all'altro,  che guardano al passato e al futuro; il significato vorrebbe essere duplice: da un lato rammentare di vedere un qualsiasi evento da almeno due punti di vista diversi, dall'altro suggerire di studiare gli avvenimenti del passato per capire come sarà il futuro. Un accenno sul metodo è desumibile nel post del 5 novembre Capire il futuro, a proposito del passaggio dalla camera in affitto al consumismo.
Molte variabili concorrono al mutamento, specie quello relativo all'evoluzione dei costumi, che cambiano di pari passo col progredire della scienza e della politica. Sino alla metà del secolo scorso le rubriche dei giornali relative alle programmazioni dei films nelle sale cinematografiche erano accompagnate dall'indicazione vescovile sulla liceità (e quindi pericolosità) della visione da parte del credente, ai fini della salvaguardia della morale e della sua anima. Ricordo che in occasione del compleanno di uno zio questi invitò i famigliari all'allora teatro Adriano (ora multisala) a vedere la compagnia di rivista della soubrette Wanda Osiris (Anna Menzio), uno spettacolo giudicato peccaminoso per l'esibizioine delle gambe delle ballerine. Un decennio dopo suscitò scandalo l'obelico mostrato in tv da Raffaella Carrà (Raffaella Pelloni), così come fu per le prime donne che indossarono i pantaloni al posto della tradizionale gonna. Del resto quelli furono tempi in cui le donne non erano ammesse in chiesa senza copertura del capo e gonna sotto le ginocchia. Oggi le ragazzine aspirano a diventare "veline" per poter conoscere personaggi famosi dello sport o dello spettacolo, oppure facoltosi industriali, per fare una bella vita senza vincoli e restrizioni, basata sul lusso e la notorietà.  E' l'evoluzione del concetto di esibizione del corpo: dai mutandoni da mare siamo passati al filo interdentale dello slip, come detto dal comico Giorgio Panariello. Una evoluzione che coinvolge anche la famiglia:
"La generazione di mio padre, nella maggioranza dei casi, si rivolgeva ai genitori dandogli del voi. La mia generazione ha usato il tu, mentre i giovani d'oggi si avviano a chiamare confidenzialmente i genitori con il nome di battesimo. L'evoluzione dell'appellativo non rappresenta solo una moda culturale, ma denota anche un diverso rapporto tra i membri della famiglia. Ai tempi di mio padre il pater familias era il padrone assoluto che imponeva la sua volontà all'intero clan familiare, decidendo il marito per la figlia e il lavoro per i figli maschi. Tale potere gli derivava dal fatto di essere l'unico proprietario dei beni e responsabile del sostentamento economico di tutta la famiglia. Il tu ha rappresentato una parità giuridica ed economica, la libertà per le figlie di uscire, lavorare e scegliersi il compagno, oltre alla collaborazione dei figli maschi alla conduzione degli affari di famiglia. Oggi nelle famiglie il potere sta spostandosi dalla parte dei ragazzi: un genitore troppo severo, ad esempio, può essere denunciato al Telefono Azzurro ... Molti genitori, poi, presi dal lavoro e dal vortice degli impegni della vita quotidiana, ignorando la reale vita e le necessità dei figli, compensano il distacco con beni materiali. Inoltre, l'uso del nome pone sullo stesso piano i vari componenti della famiglia, non facendo distinzioni tra genitori, genitori adottivi, coppie separate, divorziate o conviventi.  [...] Lo stesso concetto di Patria è cambiato: qual è la mia patria: la Padania, l'Italia, l'Europa o il Mondo? Sono disposto ad andare a combattere e uccidere croati o iracheni per difendere dei principi religiosi o politici? Una volta la famiglia era individuata dalla presenza di nonni, zii, cugini, fratelli e sorelle; tanto che il codice prevedeva precise norme in fatto di eredità (collaterali, ascendenti, discendenti). Oggi con le unioni di fatto (convivenze), con coppie formate dallo stesso sesso, con l'affidamento dei figli  a un solo genitore, ha ancora significato semantico e giuridico la famiglia? [...] Quale vincolo di famiglia avremo fra venti o trent'anni? Come saranno regolati i rapporti tra i membri di questi nuclei con il resto della società? Ogni rapporto sociale evolve in funzione del periodo storico in cui si colloca: è una conseguenza della civiltà e il riflesso di un'era. [...] Ora che siamo padroni dell'universo, pronti ai viaggi turistici planetari, quello che cercavamo prima nel trascendentale e poi nel sociale lo andremo a cercare dentro di noi, valorizzando il nostro corpo e la nostra mente. Quindi avremo una società vieppiù edonistica; dove le leggi, i valori religiosi e sociali, e di conseguenza i rapporti tra "persone momentaneamente unite tra loro", saranno espressione del singolo essere monade in un mondo di monadi conviventi nello stesso spazio e tempo."  (*)
Secondo l'ex ministro Arturo Parisi  l'Italia sta vivendo un momento politico ove abbiamo "un passato che non consente di scegliere il futuro"(*), non solo quale conseguenza della legge di stabilità e delle regole imposte dalla Cee ma anche in virtù dei vari passi sin qui compiuti dalla politica nazionale e dal presidente della Repubblica. E' la conferma dell'assunto demodoxalogico secondo cui il passato genera il futuro, come segnalato all'inizio di codesto post. Un passato pervasivo in ogni campo: dai rapporti familiari alla politica, dalla scienza alla giurisprudenza, dall'economia alla morale, e così via.  

(*) Dagli atti del convegno I sociologi e la famiglia, nuovi bisogni, nuove risposte, edizione Cooperativa sociale Maggio 82, Roma 2006  Informazioni:  presmaggio@libero.it 
(*) nella trasmissione televisiva Omnibus de La7tv del 23 scorso.
(14 - continua)