Quando il poeta romanesco Trilussa (Carlo Alberto Salustri) affermava che la statistica è quella cosa che se tu hai mangiato un pollo e io nulla "abbiamo mangiato mezzo pollo ciascuno" non aveva del tutto torto, nel senso che - dal punto di vista statistico - il calcolo matematico ritorna. Sul piano sociale la questione è diversa, per Napoleone Bonaparte la statistica era la forma più abile della menzogna; per il capo del governo inglese, nell'800, Benjamin Distraeli esistevano tre specie di bugie: la bugia, la bugia sfrontata e la statistica. Il matematico raccoglie, in vari tempi successivi (a, b, c ..), il numero dei casi constatati (10, 23, 8 ..) e li addiziona, quindi divide il totale (41) per il numero dei tempi di raccolta (3) e ottiene la media (13,66), che rappresenta il mezzo pollo di Trilussa. Ma se noi, sulla base del calcolo statistico, volessimo ottenere delle indicazioni sull'evoluzione di una determinata opinione pubblica non potremmo fare riferimento alla usuale media statistica ma dovremmo operarvi un accorgimento: non tener conto degli improvvisi picchi in alto (+) o in basso (-) ma il graduale discostamento dalla media.
Il modo dei demodoxaloghi di affrontare i dati statistici parte da due considerazioni. Una è filosofica in quanto, sulla scorta dell'insegnamento di Toddi (Pietro Silvio Rivetta conte di Solonghello) sappiamo che tutto, nell'universo, è in movimento: un pollo non sempre è divisibile per due. L'altra considerazione parte dal presupposto che l'aggregato umano è facilmente suggestionabile, si esalta in conseguenza dell'altrui esaltazione senza rendersi conto o chiedersi i motivi che sono alla base della suggestione collettiva. Nel corso della mia vita mi sono trovato coinvolto in due episodi: quindicenne andai con i miei genitori in una località romana di moda ove si venerava l'avvenuta apparizione della Madonna ad un tranviere, ad un certo punto qualcuno gridò "la Madonna ha mosso gli occhi e c'è un profumo di rose" e tutti dissero di aver assistito al miracolo, io ed i miei genitori non vedemmo e sentimmo nulla. In un cinema di terzo ordine allora vicino a piazza Venezia, durante la proiezione di un film di guerra, alcuni giovanotti urlando "al fuoco, al fuoco" si diressero verso l'uscita, quando si accesero le luci nella sala eravamo rimasti in pochi, gli altri si erano precipitati in salvo verso l'uscita senza controllare se e dove fossero le fiamme. E' l'irrazionalità della folla, ben descritta da Gustave le Bon in Psicologia delle folle (Longanesi editore 1982); ove a volte anche un pubblico (cinematografico o di fedeli) può - in conseguenza di eventi emozionali - trasformarsi in folla non ragionante. Invece assai raramente una folla può trasformarsi in pubblico.
Partendo quindi da tali presupposti i demodoxaloghi non tengono conto dei cambiamenti repentini o vistosi, considerati manifestazioni temporali destinate a placarsi. Le campagne di stampa sui giornali suscitano l'adesione dei lettori di quel giornale per poi finire nel dimenticatoio, così come le comparsate nei talk show televisivi. Il mutamento avviene lentamente in quanto è prima percepito da pochi, per divenire poi di uso comune e quindi decadere per far posto al successivo mutamento. Vedasi in proposito il grafico di Antonella Liberati nella puntata n. 2 del 10 ottobre scorso: l'oscillazione demodoxalogica.
Il mutamento, come detto, si coglie monitorando la cadenza e l'ampiezza degli eventi nel corso del tempo preso in esame, ma sempre in un lungo arco di tempo. E' il lento addensamento (ripetitività) e volume (quantità) dei casi che ci indica il trend (l'evoluzione) del fenomeno, rispetto al discostamento dalla media tradizionale.
(*) il grafico in alto, realizzato secondo la media statistica tradizionale, rende l'idea di un percorso che nel tempo, nonostante punte di alti e bassi, dimostra l'andamento del pil pro-capite in Usa. (13 - continua)