Tra poco più di 48 ore il popolo italiano potrà iniziare a deporre nell'urna la sua volontà nella scelta degli uomini (e donne) che lo rappresenteranno in parlamento, così come avviene nelle migliori democrazie, cioè in quelle democrazie popolari ove si è chiamati ad esprimere l'adesione (spontanea e gioiosa) al programma e alla lista di nomi presentati dal democratico governo in carica, mediante un "si". Paesi ove vige il consenso "bulgaro", cioè il 99% di adesione al regime. Noi non siamo ancora in quella situazione ma con il primo passo del "listino" (cioè la mancata scelta del candidato, grazie al porcellum) abbiamo iniziato il cammino verso la dittatura, che oggi non si chiama più così ma "governo autorevole", suggerito da nazioni amiche.
Con lo spirito di sacrificio nel servire il Paese, come i candidati hanno dichiarato, tutti si sono industriati a raccontare le favole più inverosimili per racimolare qualche voto per la loro coalizione: chi ha vantato di aver svolto corsi di studio inesistenti, chi ad andare alla posta per ritirare il rimborso dell'imu, qualcuno ha mostrato una sua foto con il papa, qualcun altro con la cancelliera tedesca, i caffè bevuti con gli elettori "amici per l'occasione" non si sono contati. Domani sarà il giorno di silenzio e meditazione, per poi ritrovarci tutti come prima, con le stesse preoccupazioni, recriminazioni e speranze sfumate, perché una cosa è certa: non vincerà nessuno. Ogni partito avrà bisogno dell'altro e tutti seguiteranno a spartirsi quel poco che è rimasto.
Se il Pd avrà qualche voto in più degli altri dovrà ringraziare Silvio Berlusconi che ha ricreato il vecchio clima di scelta fra lui e gli eterni comunisti guidati da Pier Luigi Bersani, se il Pdl arriverà al secondo posto lo farà con i voti di ritorno dalla lista di Oscar Giannino, se i grillini contenderanno la volata a Berlusconi l'aiuto verrà dai transfughi di Giannino e di Berlusconi. Il premier uscente, Mario Monti, che ha svolto una campagna elettorale non calibrata sul pubblico italiano, dovrà contentarsi del quarto posto, insidiato dal movimento di Antonio Ingroia. Oltre non si vede che deserto.
Tra i primi atti che i parlamentari saranno chiamati a svolgere, dopo la nomina dei presidenti della Camera e del Senato, ci sarà l'elezione del nuovo capo dello Stato al posto di Giorgio Napolitano. La logica sarà: io dò una cosa a te e tu dai due cose a me. Se Romano Prodi e Mario Monti non avranno i consensi sufficienti potrebbe farcela Emma Bonino.
A proposito di previsioni San Malachia ha profetizzato 111 papi, il prossimo e ultimo è nato a Romano Canavese (Torino) e come secondo nome ha Pietro.
Se il Pd avrà qualche voto in più degli altri dovrà ringraziare Silvio Berlusconi che ha ricreato il vecchio clima di scelta fra lui e gli eterni comunisti guidati da Pier Luigi Bersani, se il Pdl arriverà al secondo posto lo farà con i voti di ritorno dalla lista di Oscar Giannino, se i grillini contenderanno la volata a Berlusconi l'aiuto verrà dai transfughi di Giannino e di Berlusconi. Il premier uscente, Mario Monti, che ha svolto una campagna elettorale non calibrata sul pubblico italiano, dovrà contentarsi del quarto posto, insidiato dal movimento di Antonio Ingroia. Oltre non si vede che deserto.
Tra i primi atti che i parlamentari saranno chiamati a svolgere, dopo la nomina dei presidenti della Camera e del Senato, ci sarà l'elezione del nuovo capo dello Stato al posto di Giorgio Napolitano. La logica sarà: io dò una cosa a te e tu dai due cose a me. Se Romano Prodi e Mario Monti non avranno i consensi sufficienti potrebbe farcela Emma Bonino.
A proposito di previsioni San Malachia ha profetizzato 111 papi, il prossimo e ultimo è nato a Romano Canavese (Torino) e come secondo nome ha Pietro.