Domenica scorsa è stata la giornata del ricordo del martirio degli italiani d'Istria, in parte trucidati nelle foibe del Carso e in parte costretti ad emigrare, principalmente nel sudamerica quale conseguenza della "pulizia etnica". Per quasi sessanta anni non si è parlato dell'argomento occultando un pezzo di storia che ha travolto più di trecentocinquantamila italiani, prima - con la compiacenza di Alcide De Gasperi e degli anglo americani - per tener buono il maresciallo Josip Broz Tito il dittatore della ex Jugoslavia che si stava staccando dall'Urss, poi perché del ricordo se ne era impadronito il Msi (specie ad opera del presidente Augusto De Marsanic).
La demodoxalogia ha avuto nelle sue file l'istriana Laudana Lettis trasferitasi a Roma al villaggio Giuliano, ricostruito dall'imprenditore Oscar Senigaglia per ospitare i profughi italiani provenienti dalle terre cedute, col trattato di pace firmato da De Gasperi, al dittatore Tito allora appoggiato dall'Urss. Ma soprattutto ci piace ricordare il demodoxalogo Marcello Cervo di Gorizia che nottetempo, insieme ad altri, varcava il confine per calarsi nelle foibe per recuperare i cadaveri dei nostri connazionali martirizzati solo perché erano italiani d'Istria e quindi considerati dai comunisti italiani, sloveni e croati, dei fascisti da punire; mentre erano semplicemente degli italiani nati in Istria da generazioni colà residenti.
Nel VIII Convegno nazionale di demodoxalogia svoltosi a Mira (Venezia) il 13 maggio del 2000, con la partecipazione della Lettis, vedova del maestro della disciplina Federico Augusto Perini-Bembo, abbiamo avuto modo di ricordare Cervo ed i demodoxaloghi della Marca trevigiana.
Per chi volesse conoscere meglio questo pezzo di storia consigliamo una visita al museo ubicato nel "villaggio giuliano" nel quartiere Ardeatino, tenuto in piedi "a futura memoria" dai sopravvissuti e dai figli dei martiri.
La demodoxalogia ha avuto nelle sue file l'istriana Laudana Lettis trasferitasi a Roma al villaggio Giuliano, ricostruito dall'imprenditore Oscar Senigaglia per ospitare i profughi italiani provenienti dalle terre cedute, col trattato di pace firmato da De Gasperi, al dittatore Tito allora appoggiato dall'Urss. Ma soprattutto ci piace ricordare il demodoxalogo Marcello Cervo di Gorizia che nottetempo, insieme ad altri, varcava il confine per calarsi nelle foibe per recuperare i cadaveri dei nostri connazionali martirizzati solo perché erano italiani d'Istria e quindi considerati dai comunisti italiani, sloveni e croati, dei fascisti da punire; mentre erano semplicemente degli italiani nati in Istria da generazioni colà residenti.
Nel VIII Convegno nazionale di demodoxalogia svoltosi a Mira (Venezia) il 13 maggio del 2000, con la partecipazione della Lettis, vedova del maestro della disciplina Federico Augusto Perini-Bembo, abbiamo avuto modo di ricordare Cervo ed i demodoxaloghi della Marca trevigiana.
Per chi volesse conoscere meglio questo pezzo di storia consigliamo una visita al museo ubicato nel "villaggio giuliano" nel quartiere Ardeatino, tenuto in piedi "a futura memoria" dai sopravvissuti e dai figli dei martiri.