martedì 5 febbraio 2013

Grillo sopravalutato

Quasi tutti i sondaggisti danno Beppe Grillo in risalita, al terzo posto dopo il Pd e il Pdl e comunque davanti alla lista di Mario Monti. Nonostante che manchino appena venti giorni alla deposizione della scheda nell'urna l'assestamento degli umori elettorali  non è stato ancora raggiunto e le stesse tendenze che emergono dalle interviste campionarie hanno una forchetta molto ampia di variabilità (coefficiente d'errore).  Mai, come in questa campagna elettorale, fatti esterni alla politica (nazionale ed internazionale), o di riflesso, hanno influito sul pathos (le emozioni, il sentimento) piuttosto che sul logos (il ragionamento, l'educazione) del cittadino. Qualsiasi novità annunciata dai mass-media o recitata in tv esalta il sentiment dell'elettore confermando le propensioni o le avversioni verso questo o quello. Secondo i sociologi statunitensi la tattica vincente nelle discussioni di gruppo è quella di parlare per primo impostando gli argomenti, costringendo così gli avversari a rincorrere o smontare le tesi del competitore. Inoltre, sempre secondo gli esperti Usa, è nella prima parte della discussione che l'attenzione è più viva mentre è minore l'apporto di proposte (per un generale attendismo da parte dei partecipanti). Se ciò è vero nelle discussioni aziendali o di condominio non lo è per la partecipazione ai talk televisivi ove predominano i colpi di scena e le gag, poiché la tv è anzitutto spettacolo e in quel momento il potenziale elettore è uno spettatore che si lascia coinvolgere dall'insieme della recita e della scenografia.
Stante il fatto che, vivendo nell'era tecnologica, oggi la partecipazione pubblica non si manifesta più con la spontanea partecipazione dei cittadini nelle piazze ma attraverso la visione e "la partecipazione condivisa" a quello che il piccolo schermo ci mostra. Non ci sono più le folle, tant'è vero che per radunare la gente nelle convention e nei comizi (che ai tempi di Alcide De Gasperi, Giorgio Almirante, Luciano Lama, ecc. accorreva spontaneamente) si ingaggiano orchestrine e cantanti, attrici e belle figliole, completando la giornata con buffet o gita turistica. Grillo aborrisce la partecipazione alla tv per privilegiare il rapporto diretto con la piazza: lo può fare in quanto è un attore (comico-satirico) che sa come gestire lo spettacolo e i suoi comizi sono recite calibrate sull'esasperazione: per questo raduna il pubblico. Però fa male a non andare nel teatrino della tv, potrebbe essere un vincente e oggi il 2-3% dei voti si prendono con una buona recita televisiva, vedasi gli show di Silvio Berlusconi e le comparsate di Daniela Santanchè e Alessandra Mussolini (tanto per citare dei nomi che devono tutto allo spettacolo).
L'elettore di Grillo appartiene alla categoria degli arrabbiati e alla sottocategoria dei giovani poco informati (vedasi il post del 4 gennaio), che sono tanti ma insidiati dalle offerte politiche di Antonio Ingroia (a sinistra) e Francesco Storace (a destra); nei sondaggi riscuote simpatia e consensi che potrebbero però mancare al momento del voto proprio per la sua assenza dagli show televisivi, in quanto in politica (almeno in Italia) non valgono le indicazioni dei guro americani o dei sondaggisti di scuola Usa ma il numero e la consistenza teatrale nelle apparizioni televisive nell'ultima settimana. Ha raccolto più consensi l'invenzione del vaffa-day che in tutti i comizi messi insieme in quanto ha recepito il desiderio di sfogo dei cittadini attraverso un atto di corale liberazione.
Grillo non ti fidare dei sondaggi, te lo dice il decano dei demodoxaloghi, ma vai in tv!

Giovedì: Galline, passerotti ed elettori.