martedì 15 gennaio 2013

Marketing della politica

Il marketing della politica non si distacca molto da quello commerciale, anzi è quasi uguale con tre aggiunte. 1) nel corso della campagna elettorale si può anche esagerare nelle promesse e nelle accuse per eccitare la fantasia degli elettori. Cosa impossibile nelle vendite commerciali perché se un prodotto spacciato migliore non soddisfa le attese dei consumatori uscirà dal mercato.
2) ad eccezione degli elettori appartenenti alle categorie dei fidelizzati e del ceto culturale informato gli elettori, generalmente, non votano in base ai programmi ma per reazioni emotive in favore o contro.
3) la campagna elettorale è uno scontro che sottende interessi economici, pertanto è possibile che avvenga qualche sgambetto.
Per quanto riguarda il marketing commerciale la pubblicità va incrementata quando le vendite del prodotto calano o quando sul mercato si presenta un prodotto nuovo. Il marchio e la confezione dovranno essere visibili ed attraenti per forma, colori e frasi significative. Il consumatore va invogliato all'acquisto suggerendogli che sta facendo un affare o che potrà concorrere a ricchi premi. Oltre a minori accorgimenti, caso per caso o calibrati sul prodotto.
Se guardiamo questo inizio di campagna elettorale possiamo dire che Silvio Berlusconi, consapevole di aver commesso degli errori, è stato prima silente per mesi per far dimenticare le sue gaffes e poi ha invaso massicciamente i canali radiotelevisivi presentandosi come un nuovo prodotto, molto promettendo (imu, tasse, ecc.) e molto accusando (Mario Monti, Gianfranco Fini, Pier Ferdinando Casini). Sapendo di non poter vincere e tornare a palazzo Chigi ha fatto intravedere una porta aperta a Pier Luigi Bersani nel presupposto di un'alleanza su alcune tematiche.
Lo scontro elettorale sarà duro perché nessun concorrente ha tutti gli assi in mano, lo stesso Bersani che viene dato dai sondaggi per vincitore non è certo di poter raggiungere la maggioranza anche al Senato ed avrà bisogno di sostegni. Da chi? Dagli eletti nella lista di Monti che, con la scesa in campo di Gabriele Albertini, ha tolto a Milano molti voti alla sinistra riformista del Pd? O, come detto, dalle residue forze Lega-Pdl? Una cosa è certa, in Lombardia gli uomini presentati da Monti hanno fatto un vero e proprio sgambetto ai concorrenti di destra. Così come i presentatori dei cloni dei simboli, depositati al Viminale, hanno fatto con Beppe Grillo e Antonio Ingroia.
Ma siamo ancora all'inizio, il bello deve ancora venire perchè gli interessi economici sono enormi, non si tratta di dividersi un panettone ma di difendere gli interessi reali (banche, supermercati, cooperative, associazionismo, reti televisive, giornali, compartecipazioni finanziarie, assicurazioni, ecc.) di questo o quel gruppo di potere consociato al movimento politico di appartenenza. In un periodo di vacche magre che non sapendo più come attingere dai soliti canali dello stato lottano ognuno contro l'altro per spartirsi gli avanzi.