Monsignor Rino Fisichella, presidente del Pontificio consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, a proposito della bestemmia nel finale della barzelletta raccontata da Silvio Berlusconi, ha scritto nella rubrica settimanale su Oggi (n. 41 - 13 ottobre 2010) che la probizione di "parole di odio, di rimprovero, di sfida, nel parlare male di Dio [...] si estende alle espressioni contro la Chiesa, i Santi e le cose sacre". Ha poi precisato: "[...] mentre il contenuto è sempre grave, non sempre la persona che bestemmia pecca", chiedendosi se "[...] è peggio dire un'insulsa barzelletta condita da un'imprecazione, o presentare una legge contro la famiglia e pro nozze gay? Salvare la vita di Eluana o preferire l'eutanasia? Migliorare la legge sull'aborto o favorire la RU 486?"
Con riferimento alla nostra nota del 13 scorso (I benefit del Vaticano) osserviamo che, in pratica, per mons. Fisichella vengono al primo posto le questioni politico-sociali (gay, eutanasia, aborto) e poi l'evangelizzazione spirituale. Che sia questo il significato della "promozione della nuova evangelizzazione" di cui è presidente? Una evangelizzazione tesa a creare fedeli disciplinati ed osservanti delle leggi politico-sociali perorate dalla Chiesa, con evidente ingerenza nello Stato italiano e nelle sue istituzioni. Ove tutto, infine, porta ad attività lucrative che nulla hanno in comune con la religione e la fede.