All'inizio i dibattiti politici televisivi consistevano in un presentatore, un politico e una decina di giornalisti di varie tendenze che rivolgevano le domande al parlamentare di turno. Dato che spesso scappava qualche domanda che metteva in imbarazzo l'interpellato, si passò all'approfondimento politico con un conduttore e due esponenti di diversa estrazione partitica; con i giornalisti a casa.
Nel frattempo il sistema radiotelevisivo ha fatto balzi in avanti sul piano della tecnica, degli utenti, delle scenografie, ecc. La Rai da emittente controllata dal governo è di fatto passata nelle mani dei partiti e, di conseguenza, sono aumentate le trasmissioni di educazione politica, cioè i dibattiti per mettere in mostra questo o quel parlamentare nell'illusione di poter accaparrare voti. Sul versante della gestione economica dell'ente radiotelevisivo pubblico, con un deficit spaventoso rimpolpato dallo Stato e quindi con le tasse dei cittadini che pagano anche il canone, si è sempre più prestata attenzione "agli ascolti" in quanto in grado di aumentare gli introiti pubblicitari.
La televisione, definita il piccolo schermo rispetto al cinema, ha ormai superato per ampiezza di presenza, ascolti e coinvolgimento, il grande schermo. Alle vecchie modalità di "fare spettacolo" e toccare il sentimento dello spettatore indirizzando l'empatia verso un protagonista del film, si è aggiunta la possibilità di raggiungere l'utente a domicilio catturandone l'attenzione. Come? Alle luci, suoni, colori, belle ragazze, i creativi della tv adeguandosi ai modelli sociali, invece di scegliere quelli educativi (secondo il pensiero di un certo pubblico) hanno proposto personaggi e atteggiamenti negativi. Certo, anche per l'ascoltatore è più intrigante vedere due che litigano piuttosto che ragionare; per partecipare ad un ragionamento occorre pensare (ed è più faticoso) seguire una rissa è come vedere una partita di calcio o di boxe, si partecipa con il sentimento per schierarsi da qualche parte del campo.
Ecco allora Il grande fratello e i vari Talk Show. La politica non poteva mancare e i dibattiti parlamentari si sono tramutati in "spettacoli", con un presentatore, tanti vip di ogni genere e sesso, ed un pubblico spesso pagato per applaudire chi più è scomposto, facinoroso ed un vero e proprio teppista. Nell'odierno comportamento si è fatta strada l'idea (grazie agli esempi visti in tv) che con l'aggressione, il sesso e la bestemmia si entra nel clan dei vincenti.
Dato che la tv, proponendo dei modelli, crea stereotipi, comportamenti, valori e bisogni, è invalsa la convinzione in molti comunicatori di aumentare l'audience tra i consumatori o gli elettori adeguandosi alla scompostezza. Basterebbe invece guardare la pubblicità per vedere quante poche siano le forme di violenza nella comunicazione pubblicitaria; se è così un motivo ci dovrebbe essere: non conquistano pubblico. Secondo i demodoxaloghi è così anche nei talk show politici: l'esagerazione non conquista voti; rafforza semplicemente le convinzioni degli elettori più accaniti allontanando coloro che cercano di capire ragionando.