giovedì 16 febbraio 2012

Finanziare la politica

Le ultime vicende sui tesori delle formazioni politiche hanno portato alla ribalta come sia diffusa l'usanza di accumulare ingenti risorse; risorse provenienti da denaro pubblico ma mescolate ad elargizioni private per meglio camuffare i tesori dietro l'alibi di associazioni private non sottoposte a vincoli giuridici-fiscali. Una prassi che investe tutti i partiti e tutti i politici più in vista. Abbiamo così saputo che, per esempio, oltre alle fondazioni di Massimo D'Alema o Gianfranco Fini (associazioni aventi lo scopo di fare politica, diffondendo le idee dei promotori per acquisire consensi e forza elettorale) esistono proprietà immobiliari, ancora intestate a partiti non più presenti sulla scena politica, affidate alla discrezione di questo o quel tesoriere. Fino all'assurdo del Partito democratico che paga l'affitto delle sedi al vecchio Ds, proprietario degli immobili ma giuridicamente inesistente. O di una famiglia che campa attraverso il suo deputato che riceve i finanziamenti per aver fondato il Partito dei consumatori! (Omnibus de la 7tv del 12 febbraio)
Tutti tesoretti che hanno permesso alle gerarchie dei partiti (tutti) di perpetuarsi attraverso il finanziamento delle proprie campagne elettorali e di "gestire" il partito attraverso dei vassalli agli ordini dei capi per garantirsi l'elezione. In questo modo la politica ha conciso (o è divenuta l'unico scopo)  con l'elezione in Parlamento invece di un sano dibattito, studio, incontro con le altre forze politiche e la cosiddetta società civile al fine di migliorare la "cultura politica" dell'intera cittadinanza, ove fare politica era trasmettere idee, fare apostolato e non mirare all'ingresso di palazzo Montecitorio. Si faceva politica parlando, circolando per le piazze, davanti alle fabbriche, senza una lira in tasca ma animati dalla fede di voler trasmettere cultura, di educare i concittadini. Un'etica ed un comportamento di altri tempi, una memoria storica che va sempre più appannandosi dietro l'incalzante affermazione (partita dalla sinistra ma sottoscritta da tutti) che per fare politica occorre il finanziamento pubblico. Finanziamento, non regole, trasparenza e controlli!
Non sarebbe meglio far scegliere il finanziamento ai cittadini? Attraverso l'8 x mille che ogni anno paghiamo obbligatoriamente o alla Chiesa cattolica o ad altre confessioni religiose o allo Stato, con la possibilità di scegliere tra i soggetti indicati. Basterebbe inserire annualmente nell'8 x mille i partiti presenti in Parlamento: un finanziamento statale basato sulla libera volontà del singolo cittadino.