venerdì 10 febbraio 2012

Protezione civile

In conseguenza della nevicata molti paesi sono rimasti isolati, anche giorni, senza acqua, elettricità e collegamento telefonico. Roma, la capitale di una nazione, si è paralizzata dopo due ore di neve. L'evento ripropone il tema della Protezione civile: quali scopi, mezzi e modalità di intervento.
E' chiaro che la protezione civile dovrà intervenire in caso di emergenza, come alluvioni, terremoti, incendi, nevicate eccezionali, crolli di ponti o linee ferroviarie, ecc. Che dovrà avere delle proprie sedi di coordinamento e personale fisso, oltre che adeguati mezzi di soccorso: dagli elicotteri agli spazzaneve, dai camion alle tende e cucine da campo, ecc. Che il personale dovrà essere preparato ad affrontare qualsiasi evenienza e a saper far squadra anche improvvisando. Che i soccorritori dovrebbero poter contare su una moltitudine di persone, preparate e pronte a scendere in campo in qualsiasi momento (con la competenza e le direttive giuste). Un personale che non può riunirsi solo in occasione di eventi eccezionali ma che dovrebbe effettuare continue esercitazioni, ed essere organizzato come veri e propri reparti specializzati, affiatati e forniti dei mezzi adeguati.
Ma una struttura del genere già esiste, è l'esercito: con caserme, automezzi, magazzini, catene di comando, personale pronto, ecc. Un esercito che attualmente non serve a nulla, solo a gravare sul bilancio dello Stato e sulle tasse, oltre che ad agevolare la carriera ed il portafoglio a coloro che vanno in missione all'estero o gli alti comandi che dirigono le operazioni, salvo poi versare lacrime quando l'ultima catena (il soldato in missione) viene colpito sul campo.   
L'esercito pullula di alti ufficiali ben retribuiti che oltre a non far nulla hanno auto con autista, attendenti-camerieri e alloggio gratuito; tutte cose che uno Stato in crisi non si può permettere. Senza contare i vari passaggi nell'acquisto di armi, automezzi, benzina, vettovaglie che fanno crescere il loro costo effettivo. Che bisogno abbiamo di carri armati, aerei da caccia, cannoni e mitragliette di ultima generazione? Vogliamo forse andare a fare la guerra contro qualche altra nazione? O pensiamo che se qualcuno ci attaccasse potremmo far fronte ad una guerra in casa?
Al giorno d'oggi l'esercito è inutile e costoso, meglio ridurlo notevolmente e riconvertirlo nel ministero della Protezione Civile. Sarà almeno utile in qualcosa e meno dispendioso. Le aziende che producono e vendono munizioni e altri armamenti, anche con l'aiuto dello Stato, potrebbero riconvertirsi in aziende produttrici di mezzi specifici per la protezione civile: anfibi, gatti delle nevi, cingolati per la montagna, trasporti eccezionali, ecc. salvando in questo modo l'occupazione. Mentre le vettovaglie in eccesso potrebbero essere immesse nel mercato dagli stessi produttori evitando in questo modo la speculazione dei vari passaggi di "competenza" e calmierando la spesa pubblica.
Una vera riforma, che non si farà mai perchè le gerarchie della Difesa sono arroccate nei loro privilegi: quelli manifesti e quelli occulti. Un'occhiata approfondita dei bilanci, da parte di specialisti terzi, potrebbe far emergere rivoli di spese inutili, camuffate, gonfiate o distratte.

Lunedì: l'intervista del quotidiano "L'Unione Sarda" al demodoxalogo Francesco Bergamo