mercoledì 31 ottobre 2012

Dopo i risultati

Dalle dichiarazioni alle radio e tv e nelle interviste sui giornali di quei politici che solitamente appaiono nei telegiornali e vanno ai dibattiti televisivi sembrerebbe che non sia successo nulla, e in un verso è vero. Nelle elezioni siciliane ben il 52% degli elettori non si è recato a votare, così come avviene nei paesi nordici a più alta democrazia in quanto i cittadini, che non hanno interessi collettivi particolari da realizzare, sono convinti che questo o quel partito non cambia le cose e entrambi faranno gli interessi generali del Paese. Inoltre c'è stato il boom del Movimento cinque stelle. Quindi qualche novità c'è stata ma ai fini di un governo regionale nessuna formazione politica ha avuto i consensi sufficienti per governare la regione, ecco allora la legittimità di coloro che affermano che nulla è cambiato. Vedremo la solita politica con i soliti inciuci per tirare a campare, in questo caso per guadagnarsi le prebende e qualche mancetta.
Persino i commenti sui risultati elettorali sono, in sostanza, stati quelli di sempre: quello finora fatto è sbagliato, le ricette giuste sono .......... Alla domanda, ma voi non siete stati al governo? L'invariabile risposta: per poco tempo ed io personalmente ........ Recite paragonabili al miglior teatrante che però non tengono conto che il pubblico non è più quello di una volta.
La verità è che tutti i politici hanno paura di non essere rieletti (anche i leaders) e cercano di rifarsi una verginità cambiando partito, o nome al partito, o un nuovo partito, o il presunto toccasana delle primarie. Il Pd ha vinto in Sicilia perché gli altri partiti hanno perso, compreso il Sel di Niki Vendola e l'Italia dei valori di Antonio Di Pietro che non hanno raggiunto il quorum, la stessa sorte sarebbe toccata a Pier Ferdinando Casini se si fosse presentato da solo, invece alleato col Pd ha salvato se stesso e l'aggregazione intorno a Rosario Crocetta.
Gli elettori non credono più agli affabulatori che criticano il sistema facendone parte (Sel, IdV) e votano per le facce nuove del Movimento cinque stelle oppure si astengono. Non capiscono l'Udc con la sua politica del piede in due staffe e vogliono chiarezza e coerenza. La massa di astenuti, calcolata sul piano nazionale almeno al 30%, fa gola agli oltre cento movimenti che si dichiarano riformisti di centro, alla finanza e all'industria nazionale ed estera. Ancora una volta non è successo nulla: compagni di merenda e volpi stanno complottando insieme per presentarsi alle politiche come salvatori del Paese, ma in realtà per divorare quel poco che c'è rimasto. Se l'evoluzione della politica, in attesa delle chiarificazioni regionali di Lazio e Lombardia, e delle primarie nel Pd e Pdl, non dovesse cambiare dovremmo aggiornare il noto motto con "meno male che Grillo c'è"!