venerdì 5 ottobre 2012

Monti liberticida

Qualche politico e commentatore lo hanno detto da tempo: la democrazia in Italia è finita fin dall'avvento del governo dei tecnici. Infatti Mario Monti è stato imposto dai vertici dell'Unione europea, con il beneplacido del presidente della Repubblica e dopo una drammatica giornata. Nessuno degli uomini al governo, sostengono i parlamentari che fanno riferimento alla costituzione, è stato eletto dai cittadini e basterebbe questo per inficiare di legittimità l'attuale rappresentanza governativa. Se la democrazia è l'espressione della volontà popolare, che si articola attraverso la nomina di propri rappresentanti in seno ai posti ove si decidono le sorti dei cittadini, i ministri ed i sottosegretari di Monti sono privi di tale requisito. Dove è, allora, il controllo del popolo sulle istituzioni e su coloro che dovrebbero rappresentare gli elettori? Se tra popolo e governanti manca l'investitura siamo in un vero e proprio Stato totalitario.
Con la democrazia l'elettore può scegliere un partito, una coalizione e gli uomini degni di rappresentarlo. La democrazia ci ha dato un Alcide De Gasperi, un Giorgio Almirante, un Enrico Berlinguer, tanto per citare i maggiori partiti; uomini scelti e votati dal popolo con consensi plebiscitari. Quegli stessi consensi (di voto e rispetto) che si sono avuti anche nelle amministrazioni comunali, provinciali o regionali; citiamo per esempio il sindaco di Firenze Giorgio La Pira appellato popolarmente come santo, per la sua rettitudine politica e morale. Con la democrazia il popolo sa scegliere i suoi rappresentanti migliori e gli conferma la fiducia, vedasi per esempio il presidente della regione Lombardia Roberto Formigoni in quella carica sin dal 1995 (Wikipedia) o l'ex capogruppo del Pdl alla regione Lazio Franco Fiorito eletto con oltre trentacinquemila voti.
Qualcuno potrebbe obiettare che Fiorito è indagato e ristretto in una cella ma, se siamo democratici, dobbiamo anche essere garantisti e esprimere il nostro giudizio al termine del percorso processuale (sino alla Cassazione); del resto l'indagato, hanno scritto i giornali, ha "urlato la sua innocenza" e sostenuto che fuori dal carcere e nel suo partito ha incontrato persone peggiori. Non possiamo certo dargli torto! Il suo legale l'onorevole Carlo Taormina, già uomo di fiducia di Silvio Berlusconi, ha argomentato che i denari pubblici, una volta dati dalla regione ai gruppi, essendo nella piena disponibilità dei gruppi non hanno più la caratteristica che li lega al finanziamento pubblico. E' come dire che con il passaggio di mano dalla regione al partito cambia l'effige sulla moneta e che, una volta che uno è nella piena disponibilità dei suoi euro, ci può fare quello che vuole: al limite anche pulircisi il di dietro! E, grosso modo, è quello che Fiorito ha fatto. E con lui tanti altri in tutta Italia, quindi l'argomentazione dell'insigne giurista Taormina rispecchia l'opinione prevalente se sono decine e decine i rappresentanti politici che si sono comportati nello stesso modo.
Per porre un freno a tale benevola interpretazione legislativa il governo Monti ha varato una proposta di legge tendente ad escludere dalle cariche elettive quei personaggi che abbiano avuto condanne passate in giudicato. Una proposta liberticida in quanto annulla la libera scelta dell'elettore e l'essenza stessa della democrazia: deve essere il cittadino a vagliare e scegliere il rappresentante senza coercizioni o schermature ma solo in base ai suoi criteri di giudizio. Se, solo per fare un esempio, a me piace Nicole Minetti perchè mi devono togliere il piacere di averla come rappresentante alla regione o al parlamento?
Ogni ingerenza nella sovranità del parlamento (l'unica istituzione deputata a decidere) è un atto liberticida e ogni proposta o critica al comportamento dei rappresentanti della volontà popolare non fa altro che alimentare il populismo della antipolitica, portato avanti da Beppe Grillo. Ha osservato l'onorevole Italo Bocchino (Tv7 - 4.10.2012),  fedele seguace del presidente della Camera dei deputati Gianfranco Fini, che la politica ha un costo ma il "fiume di denaro non è nella politica ma nella dissipazione della spesa pubblica", assolvendo in questo modo la vituperata casta.
Quando un negoziante vuole aprire l'esercizio deve produrre il certificato del casellario giudiziario e quello antimafia, così come se un professionista volesse iscriversi all'ordine che disciplina la sua attività: sono delle cautele giuste in quanto hanno il fine di salvaguardare l'utenza e il pubblico. Ma i parlamentari non svolgono attività commerciale e quindi non occorrono leggi che tutelino i consumatori (in questo caso gli elettori), la loro attività è politica (rivolta al bene comune) e - in quanto tale - al di sopra di Giulio Cesare e delle congiure di palazzo: è un'alta espressione di etica sociale!
O, mi sono sbagliato e, nell'arco di cinquant'anni, non ho capito nulla della politica e dei politicanti. Meglio allora rifuggiarmi nei sogni, nella fantasia e nel paradosso umoristico!