martedì 30 ottobre 2012

La crescita esponenziale

Sino alla fine dello scorso secolo, con l'avvento della televisione, la gran massa dei cittadini non si informava e non era informata sulle questioni inerenti la conduzione dello Stato, l'economia, le scoperte scientifiche e così via. Le notizie inizialmente circolavano da persona a persona, sino a metà dello scorso secolo in alcuni paesi del Sud era facile incontrare il "banditore" (un personaggio che girava per le contrade annunciando gli editti promulgati dal signorotto locale, poi sostituito dai comunicati del comune). Persino il cinema e la tv hanno avuto dei precursori nei "cerretani" e nei girovaghi: recitatori ambulanti di storie tragiche, amorose o fiabesche. Il giornale, dal latino diurnalia=cose del giorno, ha avuto il suo fulgore e ha contribuito a fare la storia nel millenovecento, prima coadiuvato e poi sostituito dalla tv. Nelle sue lezioni demodoxalogiche Adriano Magi-Braschi  sosteneva l'integrazione tra cultura sociale e giornalismo ai fini della formazione e diffusione dell'opinione pubblica; per Magi-Braschi (riportiamo da Demodossalogia ed opinione pubblica, edizioni Sidd 1958) la nascita del giornalismo vero e proprio:
"doveva farsi risalire alla rivoluzione francese con l'ami du Peuple fondato e diretto da Jean-Paul Marat. Secondo Magi-Braschi, che riprendeva i concetti di Carlo Dollfuss, le pubblicazioni nate nel milleseicento in Olanda, Francia ed Inghilterra non erano giornalismo ma pubblicazioni periodiche riguardanti i commerci e la navigazione, così come la Gazzetta di Parma (1735), la Gazzetta di Venezia (1766) di Gaspare Gozzi o La Frusta Letteraria (1780) di Giuseppe Baretti, per citare i giornali dell'epoca più rappresentativi, rivolgendosi ad elite, circoli ristretti di studiosi, artisti o salotti, avevano scarsa influenza sull'opinione pubblica e sulla condotta della rimanente popolazione. Concetto sottolineato anche da Vittorio Capecchi e Marino Livolsi che citando ad esempio Il Caffè (dei fratelli Verri, C. Beccaria ed altri) come giornale moderno da cui trasparivano i mutamenti in corso nel campo agricolo ed industriale mettevano in risalto la diffusione limitatissima, per abbonamento, presso pochi privati ed un certo numero di locali pubblici in cui l'abitudine della lettura del giornale era assai diffusa. Con l'ami du Peuple, invece, per la prima volta, delle idee, belle o brutte che fossero, furono indirizzate alle masse e contribuirono in maniera determinante, asseriva Magi-Braschi, a decidere del loro comportamento, fecero cioè quella che si definisce storia. E' in questa prospettiva - sosteneva lo studioso - che andrebbero inquadrate, quando si parla di giornalismo di qualsiasi specie, tutte le manifestazioni letterarie che vanno sotto questo nome successive a quel tempo, perchè la funzione del giornalismo, specificava, non è solamente quella dell'informare, è qualcosa d'altro e di più importante; la funzione del giornalismo è di formare, attraverso l'informazione, in un verso qualsiasi, l'opinione pubblica del proprio tempo e in un certo qual modo concorrere, in maniera più o meno concreta, a determinare la storia e le generazioni.
In precedenza Emanuele Orano (da non confondere con il prestigioso Paolo Orano) aveva sostenuto che il giornalismo italiano fu un fatto individualistico, legato alla sorte di un Boccalini,  di un Maffei, di un Verri, di un Baretti, di un Cattaneo o Mazzini, aggiungendo che di fronte a coloro che agitano gli acta dei romani, quale testimonianza di un nostro lontanissimo primato giornalistico (*) [...] Gli acta sono il giornale di quel padrone assoluto e quindi di quel privato che si chiamava imperatore e che perciò aveva interesse se non a divulgare certe sue determinate notizie (Il problema del giornalismo, editore Piccinelli Roma 1946).
Nelle sue lezioni demodoxalogiche Carlo Curcio asserì che il giornale non è cronaca. Certo, sarebbe azzardato asserire che sia storia; in senso pieno è forse di un giorno: storia considerata dal punto di vista di quel giorno. Ma per quanti sforzi facciano gli storici, la loro storia non è sempre la proiezione di sentimenti e passioni di un periodo determinato?"
Con la televisione, di pari passo con l'avanzamento tecnologico, si sono incrementate in modo esponenziale le possibilità di informare l'utente manipolando le informazioni o, più semplicemente, adottando l'Understatement (letteralmente attenuazione del vero) praticato dalla carta stampata; cioè relegando nelle pagine interne e in poche righe gli argomenti non consoni con la linea editoriale della proprietà del giornale o, viceversa, esaltando a dismisura (a volte addirittura in prima pagina) argomenti cosiddetti di battaglia. Ed anche questo è un modo di creare opinione pubblica, nel grafico, ripreso da Scienza, società ed opinione pubblica (Sidd 2001), abbiamo mostrato la crescita esponenziale dell'influenza dei mass media nel corso dei secoli, dagli acta dei romani, affissi al Foro, alle potenzialità odierne (per velocità delle trasmissioni delle notizie e un sempre maggiore numero di soggetti interessati: utenti tv/lettori giornali, oltre che per il moltiplicarsi esponenzialemente degli strumenti di comunicazione) nel creare opinione pubblica. Alla LX Riunione della Sips (Bologna 18-21 ottobre 1989), a proposito dell'influenza dei mass media sull'opinione pubblica, abbiamo sostenuto:
 "E' questo il motivo per cui oggi i mass-media hanno sostituito la presenza umana sul luogo degli eventi privandola del ruolo di protagonista dell'azione. Pertanto dalla centralità umana (prima singola e poi collettiva, quale basilare protagonista per realizzare i cambiamenti politici, ideologici, culturali, sociali),  si è passati all'emarginazione del contributo e della presenza dell'uomo, sostituendoli con l'immagine dello stesso e delle sue idee in modo sempre più veloce, globale e pervasivo, accelerando lo scambio d'opinioni e di beni, e di conseguenza il progresso. Oggi, e ancor più domani, saranno i mass-media a creare l'opinione collettiva (una volta appannaggio dei leaders), a fare e disfare il corso della storia: l'uomo da protagonista è diventato strumento dell'immagine di se stesso. [...] Dato che la conoscenza cresce sempre più in modo esponenziale, dilatando sia gli orizzonti geografici che del sapere, la presenza umana come arteficie di cambiamento culturale e sociale è diventata superflua poichè l'uomo non comunica più direttamente ma attraverso gli strumenti del comunicare (*). Questa globalità e complessità dell'odierna comunicazione, conseguente all'avvento del global village, rende ancor più necessario l'uso di strumenti e metodi atti a conoscere gli sbocchi del cammino intrapreso."
(*) Si pensi anche alla colonna Traiana scolpita, come un odierno fumetto, per celebrare i fasti dell'imperatore Traiano.
(*) Con la diffusione di Internet e del recente prodotto della Apple (Ipad 5) si è realizzato il global village.        
(9 - continua)