Gli Stati Uniti d'America sono sorti in modo anomalo rispetto agli altri stati i quali sono stati il risultato dell'egemonia di una casata sulle altre. Il vastissimo territorio americano sin dall'inizio si è presentato come terra da conquistare per farne una propria proprietà. I primi insediamenti si ebbero ad opera dei francesi nel XVII secolo, prima nel Quebec in Canada e poi nel Missisipi e nella Louisiana; gli spagnoli si insediarono in Florida nel 1565 e successivamente nel Texas e in California, gli inglesi fondarono Jamestown nella Virginia nel 1607. Tre culture diverse rappresentate da etnie con una propria storia e legislazione. I coloni inglesi approdarono in America in seguito a motivi religiosi e politici in quanto cacciati dagli anglicani e si espansero su tutto il territorio specie ad opera dei quaccheri, dei puritani e dei padri pellegrini, dando vita alle proprietà agricole, ai commerci (legname, rum, melassa), all'allevamento e alla coltivazione del tabacco e del riso.
Cosa univa quella popolazione composta da sudditi di tre nazioni diverse? Il senso di libertà dalle convenzioni e dalla sudditanza alla madrepatria e il senso di appartenenza nella cofondazione di un nuovo grande stato; lo stereotipo del senso di appartenenza, di superiorità sugli altri per aver conquistato il territorio. Lo stereotipo di sentirsi appartenenti ad una grande nazione che tuttora pervade la popolazione degli Usa, dimostrato in ogni occasione: nelle partite di baseball come alla cerimonia del 4 luglio, nei barbecue tra vicini come nella politica internazionale e nelle presenze, anche turistiche, all'estero. La formazione di una coscienza nazionale, di un'opinione pubblica generalizzata rilevabile nei comportamenti di massa tesi a classificarsi come winner (vincitore) nella corsa al business (affare/arricchimento). [abbondanza di territorio=senso di sicurezza e di superiorità] Lo stesso sentiment che unisce il popolo israelita sia in patria che nel mondo, rafforzato dalla religione ma anche dalla memoria storica delle persecuzioni patite nei millenni e dal desiderio di rivalsa nel considerare prioritario l'insediamento nel territorio; uno stereotipo creato più dal cammino della storia che dai comportamenti umani. [mancanza di territorio=senso di impotenza e di rivalsa]
Nella formazione dello stereotipo americano hanno contribuito oltre alla geografia e all'ampiezza del territorio, i consumi alimentari, l'abbondanza dei beni naturali e così via, completando quell'incastro tra popolazione, territorio sul quale vive la popolazione e le risorse della terra e dell'ingegno. L'influenza dell'ambiente sugli usi e costumi (e quindi sulle credenze e la legislazione) ha una parte fondamentale, come sostenuto con vigore da Charles-Louis Montesquieu nello Spirito delle leggi (1747). Basta raffrontare gli esquimesi con gli etiopi o i pastori di ovini con i pescatori per capire che oltre alla vita quotidiana ci sono aspettative, bisogni e comportamenti diversi, derivanti dall'ambiente, che influiscono in modo determinante sugli stereotipi e l'opinione pubblica di quel determinato frattale (porzione più o meno vasta di territorio).
Il territorio, quale componente dell'ambiente, ha un suo peso che spesso travalica anche le decisioni umane condizionandole nelle scelte; citiamo ad esempio dei passi stralciati dall'introduzione del libro di Irene Ranaldi Testaccio. Da quartiere operaio a Village della capitale (Franco Angeli, Milano 2012):
(*) Vedasi la puntata n. 3 dell'11 ottobre sul percorso socio-economico.
(19 - continua)
Domani: Berlusconi spaventato
Nella formazione dello stereotipo americano hanno contribuito oltre alla geografia e all'ampiezza del territorio, i consumi alimentari, l'abbondanza dei beni naturali e così via, completando quell'incastro tra popolazione, territorio sul quale vive la popolazione e le risorse della terra e dell'ingegno. L'influenza dell'ambiente sugli usi e costumi (e quindi sulle credenze e la legislazione) ha una parte fondamentale, come sostenuto con vigore da Charles-Louis Montesquieu nello Spirito delle leggi (1747). Basta raffrontare gli esquimesi con gli etiopi o i pastori di ovini con i pescatori per capire che oltre alla vita quotidiana ci sono aspettative, bisogni e comportamenti diversi, derivanti dall'ambiente, che influiscono in modo determinante sugli stereotipi e l'opinione pubblica di quel determinato frattale (porzione più o meno vasta di territorio).
Il territorio, quale componente dell'ambiente, ha un suo peso che spesso travalica anche le decisioni umane condizionandole nelle scelte; citiamo ad esempio dei passi stralciati dall'introduzione del libro di Irene Ranaldi Testaccio. Da quartiere operaio a Village della capitale (Franco Angeli, Milano 2012):
"[...] Testaccio, diventato rione solo nel 1921, appariva interamente costruito già nella rappresentazione della Forma Urbis Romae (la pianta della città di Roma antica incisa su lastre di marmo risalente all'epoca di Settimio Severo, tra il 203 e il 211 d.C.). [...] Alla fine del I secolo a.C., cioè all'inizio dell'età imperiale, [...] Testaccio, nella suddivisione augustea, era compreso nella XIII regione Aventinus (assegnato ufficialmente alla plebe nel 456 a.C. con una legge speciale), e i confini approssimativi dell'intera regione, secondo la topografia odierna che ricalca quasi interamente quella romana, [...] furono destinati a quartieri plebei, mentre gli approdi sul Tevere furono destinati a zona commerciale. [...] I censori Lucio Emilio Paolo e Lucio Emilio Lepido nel 193 a.C. diedero inizio ai lavori di costruzione dell'Emporium e dei magazzini per il deposito dei rifornimenti annonari a disposizione della popolazione. [...]
I piani regolatori del 1873 e del 1883 stabilirono a Testaccio, e nella vicina zona Ostiense, la nascita di alcuni stabilimenti produttivi. [...] una commissione di ingegneri presieduta dal generale Cadorna individuò intorno al Monte dei Cocci [Testaccio] come quella più idonea per la costruzione di un moderno quartiere industriale [...] In questo modo, trasportando nel quartiere le cosiddette arti clamorose l'Amministrazione capitolina si poneva idealmente in linea di continuità con le scelte fatte dagli amministratori dell'epoca imperiale romana [...] Nel 1910 [NdR: numerose erano le imprese con decine di operai] [...] Oltre a questi insediamenti produttivi, vi erano ventinove società cooperative e associazioni operaie di mutuo soccorso, queste tutte presenti all'interno dei confini attuali del rione Testaccio, per un impiego complessivo di 1.610 operai. [...] Nel 1923 l'Istituto per le case popolari, di fronte al problema della scarsità degli alloggi e di un'urbanizzazione sempre più massiccia, inarrestabile e tumultuosa del rione e dell'intera città decise di realizzare [...] ulteriori 234 vani. Col piano regolatore del 1933 e con la definizione della zona di Testaccio come quartiere popolare [...]
Il tessuto commerciale del rione è quasi completamente mutato tra il 1990 e il 2010, così come la sua composizione sociale e soprattutto l'immagine che la città ha del rione stesso. Basti pensare che a fine degli anni Novanta, erano ancora presenti circa ottanta forni e rivendite di pane; oggi, questi stessi negozi sono stati trasformati in banche e istituti di credito e consulenza immobiliare. Uno dei tanti piccoli negozi ora scomparso era una bottega che vendeva esclusivamente lievito e strumenti per i forni artigianali in via Calvani [...]."Dalla macro-geografia al micro-quartiere sembrerebbe che il destino di un territorio, e della popolazione che vi risiede, sia predestinato dalle circostanze storiche che si susseguono nel Tempo influendo sulla cultura, l'economia, le usanze e - in una parola - sugli stereotipi che contribuiscono a formare l'opinione pubblica di quella determinata popolazione. Un percorso che si allinea ciclicamente, con avanzamenti, stasi e recessioni, alle scoperte scientifiche e all'applicazione tecnica delle stesse ai fini produttivi (*) determinando, nel Tempo, quello che definiamo ere: atteggiamenti radicali nel superamento delle vecchie concezioni causati dal progresso tecnico e culturale.
(*) Vedasi la puntata n. 3 dell'11 ottobre sul percorso socio-economico.
(19 - continua)
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