venerdì 11 gennaio 2013

Le balle della politica

La media dei risultati dei sondaggi elettorali, effettuati dagli istituti specializzati, ci dice che Silvio Berlusconi ha raggiunto il 19% mentre Beppe Grillo è sceso al 16%. Lo scorso 30 novembre avevamo anticipato quanto già chiarito in altri precedenti post: Grillo era "destinato a perdere nei prossimi mesi [i consensi]", infatti il suo movimento è un contenitore di arrabbiati che si allarga e restringe a seconda dell'umore della popolazione, creato dai mass-media. Per quanto riguarda Berlusconi, se i sondaggi  lo danno a circa un 20%, perché sbandiera in tv che ha raggiunto il 40%? Per due motivi: - il primo rivolto agli elettori per rafforzare in loro la convinzione che votarlo non è un voto sprecato; - il secondo motivo per adescare quei candidati recalcitranti che sta cercando nella cosiddetta società civile. Ci spieghiamo con un esempio: se (ipoteticamente) un partito prendesse il 10% dei voti avrebbe 10 parlamentari, se ne prendesse il doppio ne avrebbe 20, con il 40% ne avrebbe quaranta e quindi sarebbe più facile essere eletti rientrando nel listino anche se messi al 39^ posto.
Il fatto è che in politica (e specialmente durante la campagna elettorale) le balle si sprecano, tra i parlamentari circola una battuta: se in campagna elettorale hai promesso 100 e non lo hai mantenuto alla successiva prometti duecento, il popolo ha la memoria corta e ti rivoterà. Ecco allora le promesse dei partiti di ridurre le tasse e modificare l'Imu, argomenti sensibili che toccano le tasche dei cittadini. Per quanto riguarda l'Imu propongono di alzare le aliquote delle case al centro delle città e abbassare quelle in periferia, con l'ipotesi che le case nel centro abbiano un maggiore pregio dato dall'alto valore al mq., quindi se costano care vi abitano persone con alti redditi; l'ipotesi è vera ma nelle abitazioni cosiddette storiche ci potrebbero abitare dei pensionati con basso reddito che hanno avuto, a suo tempo, la casa in eredità o che è stata l'unico frutto di anni di sacrifici. Mentre ci sono zone censite come periferia urbana con palazzine signorili, parco e collegamenti con la città che nulla hanno da invidiare ai palazzi storici, abitate da affermati professionisti e facoltosi commercianti. Per non parlare poi di zone censite come rurali: con casali, piscine fatte passare come laghetto per l'allevamento delle trote o abbeveratoio per gli animali, rimesse automobilistiche come stalle, e così via. Non sarebbe allora più equo tassare la prima casa in base al reddito dei locatari?
Un altro imbroglio della politica è quello delle primarie. Se una persona riconosciuta come onesta e preparata dai suoi concittadini viene eletta alle primarie l'elettore legittimamente riterrà di vederla nella lista dei candidati alle elezioni; avviene invece che - grazie al porcellum mantenuto in piedi dai partiti per perpetuare la casta dei dirigenti - nel cosiddetto listino (la lista dei candidati) il candidato espresso dalle primarie non è inserito in ordine alfabetico o in base ai voti ricevuti in quel collegio (come sarebbe democratico) ma dopo l'elenco dei candidati scelti dalla direzione (con la scusa della società civile). L'imbroglio consiste nel fatto che l'elettore non può scegliere i nomi ma solo il simbolo del partito, pertanto se una lista prende il 10% e ha diritto a dieci seggi andranno in parlamento i primi dieci della lista che, guarda caso, sono i nomi imposti dalla segreteria. Alla faccia del rinnovamento e della democrazia!

Lunedì: la demodoxalogia, 21^  puntata.