Domenica 4 agosto, secondo le informazioni divulgate dalla Cia (i servizi segreti statunitensi), sarebbero dovuti avvenire attentati da parte di terroristi islamici; le ambasciate e i governi occidentali erano stati allertati. Non essendo accaduto nulla l'allarme è stato prorogato e non è ancora rientrato, nel frattempo negli stati belligeranti il numero di morti e attentati è rimasto nella media statistica, quindi si può dire che non è accaduto nulla: uno stato d'allarme per le truppe speciali Usa, i soliti bombardamenti degli aerei americani su obiettivi militarmente strategici di Al Quaeda: piccole cose di fronte al paventato pericolo.
A questo punto l'ingenuo commentatore si chiede: l'allarme è servito per nascondere o preparare massicci bombardamenti strategici o invasioni di territorio oppure è stato uno dei soliti errori che i servizi segreti di tutto il mondo sono soliti commettere? Secondo il metodo "inde" di interpretazione dei messaggi (citato su il n. 313 anno LIX, ottobre 1996, di Scienza e Tecnica, la rivista della Società italiana per il progresso delle scienze l'articolo Perché esiste la disinformazione?) quello che conta sono il luogo e il momento del messaggio e non chi lo emette o cosa asserisce per capire il perché. Il classico esempio della scuola della Sidd (Società italiana di demodoxalogia) è quello del soggetto A (amico, collega d'ufficio, istituzione, ecc.) che - senza essere interpellato - comunica al soggetto B informazioni estranee all'argomento in oggetto o avulse dal contesto del luogo e del momento; sono notizie che il soggetto emittente A desidera diffondere indirettamente per suoi scopi, quindi quasi sempre non vere o parzialmente vere.
A meno che i cervelloni della Cia non abbiamo riferito, perché credute vere, informazioni provenienti dai soliti furbacchioni che campano con le notizie passate ai vari imbecilli dei servizi segreti. A tal proposito ricordo che negli anni '50 dello scorso secolo in un locale a pochi passi dalla sede del quotidiano romano Il Messaggero erano soliti transitare, per vendere le notizie, informatori e agenti di vari paesi. Non era infrequente vedere qualcuno che dopo aver dato un'occhiata alla sala chiedeva al barista: è già passato l'agente tal dei tali? La storia era nota a tutti ma gli agenti credevano di operare nel segreto.
A questo punto l'ingenuo commentatore si chiede: l'allarme è servito per nascondere o preparare massicci bombardamenti strategici o invasioni di territorio oppure è stato uno dei soliti errori che i servizi segreti di tutto il mondo sono soliti commettere? Secondo il metodo "inde" di interpretazione dei messaggi (citato su il n. 313 anno LIX, ottobre 1996, di Scienza e Tecnica, la rivista della Società italiana per il progresso delle scienze l'articolo Perché esiste la disinformazione?) quello che conta sono il luogo e il momento del messaggio e non chi lo emette o cosa asserisce per capire il perché. Il classico esempio della scuola della Sidd (Società italiana di demodoxalogia) è quello del soggetto A (amico, collega d'ufficio, istituzione, ecc.) che - senza essere interpellato - comunica al soggetto B informazioni estranee all'argomento in oggetto o avulse dal contesto del luogo e del momento; sono notizie che il soggetto emittente A desidera diffondere indirettamente per suoi scopi, quindi quasi sempre non vere o parzialmente vere.
A meno che i cervelloni della Cia non abbiamo riferito, perché credute vere, informazioni provenienti dai soliti furbacchioni che campano con le notizie passate ai vari imbecilli dei servizi segreti. A tal proposito ricordo che negli anni '50 dello scorso secolo in un locale a pochi passi dalla sede del quotidiano romano Il Messaggero erano soliti transitare, per vendere le notizie, informatori e agenti di vari paesi. Non era infrequente vedere qualcuno che dopo aver dato un'occhiata alla sala chiedeva al barista: è già passato l'agente tal dei tali? La storia era nota a tutti ma gli agenti credevano di operare nel segreto.