giovedì 22 agosto 2013

In nome del popolo

Qualche anno fa i leghisti provarono a sostituire la frase "la giustizia è uguale per tutti" con "la giustizia è amministrata in nome del popolo", cosa voleva significare il cambiamento di rotta? Che, essendo i giudici una casta di togati che perseguitavano politici e imprenditori di destra innocenti per eliminarli dalla scena politica favorendo i comunisti, l'amministrazione della giustizia (o perlomeno le sentenze) doveva essere affidata al popolo in quanto indiscusso arbitro delle sorti del Paese. Che poi il popolo non sapesse nulla di diritto civile, penale o costituzionale, non sarebbe stato un problema: dato che il popolo delega i politici a rappresentarlo questi avrebbero amministrato la giustizia in nome del popolo, riassumendo su di loro due dei tre poteri costituzionali che ogni paese civile si è dato dopo la Rivoluzione francese: il legislativo che emana le leggi, l'amministrativo che le attua e la magistratura che sanziona abusi e irregolarità.
Questa volta ci sta provando il Pdl sostenendo che, dato che milioni di italiani seguono politicamente Silvio Berlusconi, togliere dalla scena politica il capo indiscusso del partito equivalerebbe alla emarginazione della formazione politica maggioritaria, cioè ad un colpo di stato in guanti bianchi. Come sopravviverebbe un partito e il suo popolo senza capo? Quindi in nome del popolo, che così vuole,  Silvio non deve essere messo nella condizione di restare lontano dalla politica attiva, trovino gli altri la soluzione.
Il che equivale a dire: se un padre di famiglia, con moglie, cinque figli e genitori anziani a carico viene sorpreso a smerciare un'infima quantità di droga e, per tale motivo essendo oltretutto recidivo, rinchiuso in carcere, in nome della giustizia reclamata dal popolo dovrebbe essere rimesso in libertà poiché altrimenti la famiglia ne risentirebbe le conseguenze: senza il capofamiglia chi provvederebbe ai suoi bisogni?
Siamo sicuri che basterebbe una sanzione pecuniaria? La logica delle aziende e di qualsiasi affare o attività umana consiste nel calcolare il profitto che si ricaverà, mettendo in conto anche le eventuali perdite (insolvenze, deperimenti o danni, tasse e sanzioni). Rimettere in circolo i recidivi non è un atto di giustizia ma un cattivo esempio e un pericolo per la società.