venerdì 13 settembre 2013

Solidarietà

I ministri ed i parlamentari del Pdl invocano la solidarietà del loro popolo e degli alleati di governo per togliere dai pasticci il loro capo Silvio Berlusconi. La sostanza è questa: due fazioni, o compari, o partiti si sono messi insieme per raggiungere determinati obbiettivi, nel corso del cammino uno dei due inciampa in una vecchia diatriba e viene condannato; in conseguenza della condanna è costretto (dai soliti giudici che lo perseguitano) a non svolgere più attività politica. E' normale che il suo entourage, con uno slancio di solidarietà (per giunta doveroso in quanto simile a quello che i figli dovrebbero avere verso il padre), si senta profondamente ferito e decida di uscire dalla compagine governativa, cioè non fare più politica.
Quello che è meno comprensibile è il fatto che si chieda anche al compagno di strada un gesto di solidarietà in favore della grazia o della liberazione dai vincoli per il capo. E' come dire: sono caduto, mi sono fatto male, vieni anche tu al pronto soccorso a fasciarti la testa. Se non lo fai dimostri che vuoi rompere l'amicizia e il vincolo di governo che ci unisce. Pertanto non essendo più il compare di merenda su cui riponevo la fiducia preferisco rompere i rapporti fra noi e farti cadere, così anche tu e la tua compagine mi verrete a far compagnia all'ospedale. Evidentemente anche la solidarietà è un'opinione!
Ben diverso il concetto di solidarietà espresso dal capo dello stato del Vaticano, papa Francesco. A fronte di tante case semivuote di proprietà di ordini religiosi li ha spronati ad aprire le porte a coloro che non hanno e non sono in grado di permettersi un alloggio: meno bed e breakfast gestiti dalle monache e più solidarietà con i diseredati. Una bella differenza del concetto di solidarietà rispetto a Berlusconi.