Autorevoli personaggi, in tv e sui giornali, sostengono che occorre "allargare la banda". Le dichiarazioni ci preoccupano: andando ai tempi giovanili della lettura di Topolino con la banda bassotti e ai continui casi di cronaca giudiziaria riteniamo che la banda, anzi le bande, siano anche troppe e già numerose; non pensiamo a quelle musicali, peraltro utili, ma alle varie consorterie di malfattori, mafiosi, politici, affaristi, ruffiani e predatori di ogni genere che infestano il Paese.
Dagli autorevoli scanni istituzionali - che rivolgono al cittadino (quando deve pagare) e al popolo (quando invoca dei diritti) esortazioni ad avere fiducia e comportarsi con senso civico - ai piccoli comuni pullulano esempi di ladroni della cosa pubblica, estorsori e prevaricatori. Lo Stato, e chi lo rappresenta, invece di vergognarsi ci informa che il fatturato annuo della mafia raggiunge i 120 miliardi di euro, dimostrando di conoscere l'ingranaggio ma di non poterlo debellare; dai giornali apprendiamo che i funzionari integerrimi non fanno carriera mentre questori, 007, intrattenitrici e così via raggiungono i vertici della cosa pubblica in virtù di favori di ogni genere resi ai potenti di turno.
Ci hanno spiegato che la "banda" è la nuova tecnologia della telecomunicazione (internet, tv, telefonia, ecc.) che si sta applicando in tutto il mondo: il futuro! Ma, aggiungono, in Italia non si riesce ad introdurre in quanto lo Stato non ha i capitali sufficienti (ma la mafia sì) ed i privati non investono perchè, ai tempi di Romano Prodi, la rete pubblica fu ceduta (privatizzata) in favore di Telecom: cioè le comunicazioni attualmente passano pagando il pedaggio alla Telecom che ne ha l'esclusivo diritto. Una situazione ingarbugliata, specie per i non addetti ai lavori, che per l'opinione pubblica altro non significa che la riprova dell'assunto: nel nostro Paese le bande sono troppe e consolidate!